Pamela Mastropietro voleva tornare a casa. C’è un nuovo testimone nell’inchiesta della Procura di Macerata che aggiunge un
tassello importante alla ricostruzione delle ultime ore della ragazza romana uccisa il 30 gennaio a Macerata in casa dello spacciatore
nigeriano Innocent Oseghale. E’ una impiegata della biglietteria della stazione di Macerata che ricorda perfettamente quella
ragazza bionda che la mattina di martedi 30, dunque il giorno dopo essere andata via dalla comunità di Corridonia, si è presentata allo
sportello chiedendo un biglietto per Roma. Ma il treno era appena partito e la ragazza abdò via.
Una sorta di drammatico “sliding doors” raccontato alla trasmissione “Chi l’ha visto” dall’impiegata della biglietteria della stazione.
“Mi ricordo benissimo della ragazza con quel trolley che faceva rumore – ha detto la donna – erano sicuramente passate le 7.34 da poco
perchè il treno per Roma era partito da poco. Mi chiese quando era il prossimo e io le risposi che doveva attendere le 13 e andò
via. Poi è tornata una seconda volta una decina di minuti dopo chiedendomi se vi era qualche altra coincidenza da prendere
per poter partire prima e raggiungere ugualmente Roma ma io le dissi di no. Ha fatto avanti e indietro per la stazione per un po’
e poi non l’ho più vista”.
La testimonianza della donna si incrocia perfettamente con quella del tassista che, a metà mattinata del 30, prese a bordo
Pamela alla stazione e la portò ai giardini Diaz, noto ritrovo di spacciatori. E’ lì che la ragazza ha incontrato Innocent Oseghale
prima di muoversi con lui prima verso la farmacia dove ha comprato una siringa e poi verso l’appartamento di via Spalato
dove è andata incontro alla sua terribile fine.