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Conte si gode il Chelsea: «Se vinciamo canterò meglio di Ancelotti»

Feb 23, 2017

giovedì 23 febbraio 2017 17:06

ROMA – L’esperienza di Antonio Conte col Chelsea, dopo le difficoltà iniziali, sta procedendo come meglio non potrebbe: i Blues sono primi in Premier League con un vantaggio sul Manchester City di 8 punti. Poco da discutere quindi dal punto di vista sportivo su questi primi mesi in Inghilterra per il tecnico pugliese, ma dal punto di vista personale?

Per rispondere a questo quesito il club londinese ha voluto pubblicare sul proprio sito una lunga intervista di Rick Glanvill all’ex ct italiano: «All’inizio non è stato semplice – ha dichiarato Conte –: è la mia prima esperienza all’estero, ma ora mi sto abituando. Sicuramente mi ritengo fortunato, perché lavoro a Londra in una realtà da sogno come quella del Chelsea e con un bellissimo centro di allenamento a disposizione. Il presidente Abramovich poi è molto vicino alla squadra. Il Chelsea l’ho a lungo seguito in passato: molti giocatori e allenatori italiani sono passati da qui, come Zola, Di Matteo e Vialli. Ancelotti? Se dovessimo vincere il titolo vi dimostrerei che sono un cantante migliore e che posso superarlo nella celebrazione».

FAMIGLIA E CUDICINI –Un lato negativo nell’allenare in Inghilterra è rappresentato anche dalla distanza dalla famiglia: «Finora ho lavorato molto da quando sono qui, e per divertirmi avrei bisogno della mia famiglia, che è rimasta in Italia. Mia moglie per me è una guida, un cicerone». Dall’altro lato Conte ha un altro alleato a “guidarlo” nel nuovo contesto: «Carlo Cudicini mi aiuta tantissimo: passiamo molto tempo insieme ed è anche il mio maestro di inglese. Mi dice che errori di lingua commetto durante le conferenze stampa e mi aiuta a spiegare correttamente le cose ai giocatori in allenamento».

CONTE SCAPPA A VEDERE LA JUVE E LA MOGLIE…

GRUPPO – Il tecnico ex Juve ha poi voluto la sua fin qui inappuntabile ricetta per la vittoria: «Si deve creare un bello spirito di squadra per vincere la “guerra” e non solo una partita, sfruttare al massimo il potenziale di ogni giocatore. Solo così si va avanti nei momenti di difficoltà: col gruppo». Non è solo una questione di soldi dunque: «Da giocvane ho avuto una educazione molto rigida: i miei genitori mi hanno insegnato il valore dei soldi: sono importanti ma non sono tutto».

I TIFOSI – Chiusura infine sul rapporto coi tifosi: «E’ incredibile: dopo la prima vittoria, contro il West Ham, esposero il tricolore. Poi è bellissimo sentire il proprio nom durante la partita. Mi imbarazza a volte, ma è fantastico. La prima volta, contro l’Everton, me ne ha fatto accorgere il mio vice: cantavano “Antonio, Antonio”. In generale comunque i tifosi ci spingono tantissimo: a Liverpool c’erano 3.000 Blues e ci hanno sostenuto tantissimo».

CONTE, SIPARIETTO CON ALESSIO

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