MILANO – Ore 10:30. La Federal Reserve ha tagliato le stime sul Pil americano e deciso di mantenere i tassi invariati, rinviando – a dicembre, secondo le anticipazioni dei mercati – il secondo rialzo dopo quello di fine 2015, e soprattutto dopo una stagione di tassi a zero che durava dal 2008. L’economia Usa è sì in crescita, ma hanno prevalso gli elementi di cautela nel consigliare il board della Banca centrale americana, che si è comunque presentato spaccato come non accadeva dal dicembre del 2014: tre governatori hanno votato contro la decisione di restare fermi. Oltre all’immobilismo di ieri, dalla Fed è emersa l’intenzione di procedere con i piedi di piombo nel prossimo futuro: la presidente Janet Yellen ha ribadito l’intenzione di ritoccare il costo del denaro quest’anno, ma ora nel board si prevedono solo due rialzi dei tassi nel 2017, dai tre precedenti.
Insomma, in aggiunta alle decisioni della Bank of Japan – che non ha ribassato ulteriormente i tassi, ma si è aperta le porte a futuri interventi – la posizione della Fed ha fatto credere ai mercati che la stagione delle politiche monetarie accomodanti sia dura a morire. Per questo, nonostante l’assenza degli scambi alla Borsa di Tokyo per la festività dell’Equinozio d’autunno, i listini asiatici nel complesso hanno trattato in rialzo per il sesto giorno consecutivo. Shanghai ha guadagnato lo 0,54%, Hong Kong lo 0,39%. Quelli europei seguono a ruota: Milano sale dell’1,25%, Francoforte dell’1,2%, Parigi dell’1% e Londra dello 0,6%.
Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è stabile poco sopra 125 punti base, con il rendimento dei titoli italiani all’1,22%. L’euro è in rialzo sul dollaro, sulla prospettiva di una Fed in versione da “colomba”: all’apertura dei principali mercati valutari del vecchio continente la moneta unica europea viene scambiata con il biglietto verde a 1,1231. Ieri, secondo la rilevazione della Bce, l’euro valeva 1,1150 dollari.
L’agenda macroeconomica di giornata segnala la pubblicazione del bollettino della Bce, mentre il presidente Mario Draghi sarà impegnato in un discorso ufficiale nel primo pomeriggio italiano. Dalla Francia arriva la fiducia delle imprese di settembre, migliorata a 102 punti, da 101 ad agosto, e sopra le attese che puntavano su una stabilità. Negli Usa, poi, si guarda alla diffusione dei dati sull’indice dei prezzi delle case di luglio, all’indice anticipatore di agosto, alle vendite di case esistenti, sempre di agosto, e alle richieste di sussidi per la disoccupazione. Chiusura positiva ieri per Wall Street, dopo l’ufficializzazione della scelta della Fed, con l’indice Dow Jones che ha guadagnato lo 0,9% a 18.293 punti, lo S&P 500 che è cresciuto dell’1,09% a 2.162 e il Nasdaq in progresso dell’1,03% a 5.295.
Continua il rialzo il prezzo del petrolio sui mercati. Il greggio Wti sale a 45,88 dollari al barile con un aumento di 54 centesimi grazie al dato sulle scorte Usa, ai minimi degli ultimi 7 mesi. Avanza anche il Brent (+1,1% a 47,36 dollari al barile). Consolida la fase positiva anche l’oro, salito ieri dell’1,6% a seguito della decisione della Fed Usa di lasciare i tassi invariati. Il metallo con consegna immediata viene scambiato così a 1333 dollari l’oncia. Da inizio anno la crescita è pari al 26%.