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L’autostrada solare francese è realtà, ma l’utilità è dubbia

Dic 23, 2016

Neanche il tempo di inaugurare ieri, dopo 55 anni di lavori, la nostra Salerno-Reggio Calabria, accompagnata dall’annuncio che diventerà la prima smart road europea attrezzata con tecnologie digitali già pronte per le auto a guida autonoma, che ecco arrivare i francesi a rubarci la scena. In un paesino della Normandia – Tourouvre-au-Perche – alla presenza del Ministro per l’ambiente Ségolène Royal, è stato infatti inaugurato il primo chilometro di autostrada lastricato di pannelli solari, chiamato Wattway. Si tratta tra l’altro del primo tassello di un progetto più ampio, che dovrebbe portare a rivestire così 1000 km di autostrade nei prossimi 5 anni.

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Messo in questi termini l’annuncio fa davvero effetto ed è capace di mettere in ombra anche il nostro recente sforzo tecnologico, ma a quanto pare le cose non stanno esattamente così.

Il progetto infatti è stato accompagnato sin dall’inizio da forti polemiche sulla sua effettiva utilità, che nascono dal mettere sulla bilancia semplicemente costi e vantaggi di quest’opera. Come ha infatti spiegato di recente a Le Monde Marc Jedliczka, vice-presidente CLER, il Network per la transizione energetica: “si tratta indubbiamente di un avanzamento tecnologico, ma per sviluppare il settore delle rinnovabili ci sono ben altre priorità di un gadget del quale sappiamo con certezza solo che costa molto e non che funzioni davvero”.

I 2800 m2 del chilometro di strada sono ricoperti con speciali pannelli prodotti da Colas, azienda parte del grande gruppo Bouygues, attivo nelle telecomunicazioni. Rivestiti con una particolare resina rinforzata che dovrebbe renderli resistenti anche al transito di carichi pesanti, sono stati finanziati con soldi statali e saranno testati per i prossimi due anni.

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Il chilometro, percorso quotidianamente da non più di 2000 automobilisti, dovrebbe produrre abbastanza energia da illuminare le strade del paesino, che conta appena 3400 residenti: un po’ poco per un progetto costato 5 milioni di euro.

Ma le critiche non si limitano unicamente ai fondi investiti rispetto all’energia effettivamente sviluppata. Secondo i critici ad esempio è discutibile la scelta di lastricare con pannelli solari una strada della Normandia, il cui capoluogo, Caen, riceve in tutto appena 44 giorni di intensa illuminazione solare in un anno, contro, ad esempio i 170 giorni di Marsiglia, nel sud della Francia. I pannelli sistemati su superfici piatte infine sembrerebbero anche meno efficienti di quelli posti su superfici inclinate, come ad esempio i tetti delle case.

Insomma, allo stato attuale l’operazione sembra più una trovata di marketing che una soluzione effettiva per produrre energia rinnovabile in maniera efficace. Inoltre la speranza di Colas di riuscire a diminuire nel tempo i costi di produzione dei pannelli non sembra sufficiente a giustificare il progetto.

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Questo tipo di criticità del resto non sembra essere limitata alla Francia. Anche in Olanda, dove nel 2014 è stata inaugurata una pista ciclabile anch’essa ricoperta da particolari pannelli solari, sono stati prodotti 3000 kWh di energia, sufficienti a soddisfare le esigenze energetiche dell’abitazione di una famiglia media per un anno. Peccato che i costi avrebbero ripagato la produzione di 520mila kWh.

‎Jean-Louis Bal, Presidente dell’Unione per le energie rinnovabili SER, ha detto: “dobbiamo guardare ai costi, all’effettiva produzione di elettricità e alla resistenza nel tempo. Per ora non ho le risposte.”‎

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