Come ha dichiarato stamane il sismologo dell’Ingv Andrea Tertulliani, non è la prima volta purtroppo che Amatrice ed Accumoli, inerpicate sull’appennino tra Lazio e Abruzzo e accomunate da una faglia ad altissima pericolosità sismica, vengono sconvolte da un violento terremoto. “Già nel 1639 in quest’area è stato registrato un sisma ‘gemello’ al terremoto verificatosi questa notte”, ha spiegato Tertulliani, “anche nel 1703 ci fu una sequenza sismica molto intensa e che coinvolse un’area estesa nel territorio di Norcia”, molto simile a alla scossa che ha stravolto questa notte un’area fra il Lazio, l’Umbria e le Marche. “Il terremoto di questa notte, ribadisco, è avvenuto in un’area considerata ad altissimo rischio sismico, un’area dove i terremoti si ripetono con frequenza” evidenzia ancora il sismologo.
L’episodio più grave nella stessa area, dunque, avvenne il 7 ottobre del 1639, quando un sisma di magnitudo 6.2 distrusse entrambi gli abitati di Amatrice e Accumoli. Del drammatico evento ci rimane la viva descrizione contenuta riportata da Carlo Tiberij Romano – Marciani, dove si legge testualmente: “Nuoua, e vera relatione del terribile, e spauentoso terremoto successo nella citta della Matrice, e suo stato, con patimento ancora di Accumulo, e luoghi circonuicini, sotto li 7. del presente mese di Ottobre 1639. Con la morte compassioneuole di molte persone, la perdita di bestiami d’ogni sorte, e con tutto il danno seguito fino al corrente giorno”.
“Alcuni fuggono – riferiva un testimone oculare, come si legge nel testo – altri si rifuggiano nella Chiesa di S.Domenico presso l’esercito del S.S. Rosario per invocare la protezione della Beta Vergine. I Signori Alessandro Orsini e consorte, principi di Amatrice, furono costretti a lasciare il loro palazzo e fuggire nella loro villa di campagna della Santa Iusta. Il relatore stima i danni in 400.000 scudi dell’epoca. Molti furono i morti sepolti sotto le rovine, il relatore comunque ne cita ufficialmente 35.. La scossa più forte durò un quarto d’ora. I danni per le varie frazioni sono elencati nel seguente modo: “Campo Tosto rovinato in parte, S.Martino tutto, Collalto mal tenuto, Pinaca parte, Filetta e Svevocaia tutte, L’abbazia di S. Lorenzo sotto il Vescovado di Ascoli quasi tutta (salvi tutti i frati sottolinea il relatore), Padarga in parte, Cantone Villa solo una casa in piedi, Corva distrutta, Forcella tutta, Capriccio buona parte, Leila poco”. Altri forti terremoti nella zona furono registrati nel 1646 e nel 1703, in concomitanza con il primo, grande terremoto dell’Aquila.
Il 14 ottobre del 1639 alla stessa ora ci fu probabilmente una seconda scossa. E nel racconto c’è un elenco di paesi danneggiati dal sisma: “Saletta poco, Corsenito quasi tutto, Casale tutto, La Rocca distrutta, Torreto neppure un legno, Colle Baffo solo una casa in piedi, Palsciano buona parte, Santo Iorio tutto sfracassato, Colle Moresco tutto. La Chiesa dei Padri Francescani, La Rocca dei Salli è tutta rovinata. A Cancello dopo Montereale il palazzo del Signorotto locale Ludovico Cerasi e del Digor Gio Paolo Ricci sono completamente distrutti”.