• 23 Aprile 2024 8:16

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La scherma italiana torna da Tokyo 2020 con un bilancio in chiaro-scuro 

Ago 1, 2021

AGI – Il bilancio è di cinque medaglie, tre d’argento e due di bronzo, ma nessuna d’oro, cosa che non accadeva da mezzo secolo (49 anni per l’esattezza). La scherma italiana ritorna dalle Olimpiadi di Tokyo con un bilancio in chiaro-scuro. Dalla scherma lo sport azzurro richiede sempre molto. E, invece, da questa edizione dei Giochi a cinque cerchi sono venuti a mancare gli ori.

Vuoi per l’una o l’altra stoccata andata a vuoto, anticipata o neutralizzata dagli avversari. Decisamente c’è da rivedere qualcosa, in primis la programmazione, soprattutto in vista del futuro e per gestire la nuova generazione che dovrà essere pronta per Parigi 2024, questa volta tre anni, non il consueto quadriennio olimpico.

C’è da risolvere qualche attrito di troppo e, perché no, provare a riportare in Italia quello Stefano Cerioni, oro a Seul ’88, e soprattutto cittì azzurro negli anni d’oro per poi ‘tradire’ l’Italia per la Russia andando ad allenare la forte Inna Deriglazova portandola all’oro olimpico a Rio de Janeiro 2016 su Elisa Di Francisca.

Oggi, nella gara a squadre maschile del fioretto, specialità che ha sempre regalato tante soddisfazioni, era attesa una medaglia importante, se non l’oro almeno l’argento. Così non è stato. Alessio Foconi, Daniele Garozzo (oro a Rio e argento a Tokyo nell’individuale) e Giorgio Avola, sono stati battuti dal Giappone al primo incontro e quindi relegati al tabellone per i piazzamenti dal quinto all’ottavo posto.

Da Montreal ’76 e con l’esclusione dell’edizione del boicottaggio di Mosca ’80, il bilancio del fioretto maschile targato Italia era stato peggiore di Tokyo solo a Barcellona ’92: nessuna medaglia. Da Monaco di Baviera ’72 l’Italia del fioretto a livello individuale o a squadre aveva sempre conquistato una medaglia d’oro tranne che a Sydney 2000. In Germania, 49 anni fa, Antonella Ragno-Lonzi diventò la seconda italiana della storia a vincere l’oro a cinque cerchi dopo Irene Camber a Helsinki ’52. A Montreal ’76 a imporsi fu Fabio Dal Zotto, nel 1984 a Los Angeles, Mauro Numa (oro anche a livello di Nazione), nel 1988 a Seul, Cerioni e nel 2016 a Rio de Janeiro, Daniele Garozzo. Oro a squadre ad Atene 2004 e Londra 2012. 

Restando al fioretto, ma femminile dove storica è stata la scuola di Jesi fondata dal maestro Triccoli, il movimento italiano è ritornato indietro di 33 anni, ovvero da Seul ’88, l’ultima edizione delle Olimpiadi nelle quali nessuna italiana aveva conquistato una medaglia. Da Monaco di Baviera nel 1972 a Tokyo 2020 solo due volte il fioretto italiano azzurro in rosa non aveva vinto una medaglia a livello individuale, a Mosca ’80 (Dorina Vaccaroni chiuse sesta sotto i colori della bandiera del Comitato Olimpico Internazionale a seguito del boicottaggio) e, appunto, a Seul nel 1988 (nona Margherita Zalaffi).

Nel 1984 l’assenza di podi venne interrotta proprio dalla Vaccaroni, terza. Quattro anni dopo il flop in Corea del Sud. Vanno poi annoverati gli ori di Giovanna Trillini a Barcellona ’92, di Valentina Vezzali a Sydney 2000, Atene 2004 e Pechino 2008, e Di Francisca a Londra 2012. Due titoli olimpici vennero conquistati anche in altre armi quali, sciabola nel 2004 con Aldo Montano, e spada nel 2008 con Matteo Tagliariol. L’inizio della scherma alle Olimpiadi di Tokyo era stato molto buono con l’argento nella sciabola di Luigi Samele.

Poi le pedane della Makuhari Messe B non sono state così clementi con le schermitrici e gli schermidori italiani. All’argento di Garozzo sono seguiti, l’argento nella sciabola a squadre (Enrico Berrè, Luca Curatoli, Aldo Montano e Samele) e i bronzi al femminile a squadre, nella spada (Rossella Fiamingo, Federica Isola, Mara Navarria ed Alberta Santuccio) e nel fioretto (Martina Batina, Erica Cipressa, Arianna Errigo ed Alice Volpi).

AGI – Il bilancio è di cinque medaglie, tre d’argento e due di bronzo, ma nessuna d’oro, cosa che non accadeva da mezzo secolo (49 anni per l’esattezza). La scherma italiana ritorna dalle Olimpiadi di Tokyo con un bilancio in chiaro-scuro. Dalla scherma lo sport azzurro richiede sempre molto. E, invece, da questa edizione dei Giochi a cinque cerchi sono venuti a mancare gli ori.
Vuoi per l’una o l’altra stoccata andata a vuoto, anticipata o neutralizzata dagli avversari. Decisamente c’è da rivedere qualcosa, in primis la programmazione, soprattutto in vista del futuro e per gestire la nuova generazione che dovrà essere pronta per Parigi 2024, questa volta tre anni, non il consueto quadriennio olimpico.
C’è da risolvere qualche attrito di troppo e, perché no, provare a riportare in Italia quello Stefano Cerioni, oro a Seul ’88, e soprattutto cittì azzurro negli anni d’oro per poi ‘tradire’ l’Italia per la Russia andando ad allenare la forte Inna Deriglazova portandola all’oro olimpico a Rio de Janeiro 2016 su Elisa Di Francisca.
Oggi, nella gara a squadre maschile del fioretto, specialità che ha sempre regalato tante soddisfazioni, era attesa una medaglia importante, se non l’oro almeno l’argento. Così non è stato. Alessio Foconi, Daniele Garozzo (oro a Rio e argento a Tokyo nell’individuale) e Giorgio Avola, sono stati battuti dal Giappone al primo incontro e quindi relegati al tabellone per i piazzamenti dal quinto all’ottavo posto.
Da Montreal ’76 e con l’esclusione dell’edizione del boicottaggio di Mosca ’80, il bilancio del fioretto maschile targato Italia era stato peggiore di Tokyo solo a Barcellona ’92: nessuna medaglia. Da Monaco di Baviera ’72 l’Italia del fioretto a livello individuale o a squadre aveva sempre conquistato una medaglia d’oro tranne che a Sydney 2000. In Germania, 49 anni fa, Antonella Ragno-Lonzi diventò la seconda italiana della storia a vincere l’oro a cinque cerchi dopo Irene Camber a Helsinki ’52. A Montreal ’76 a imporsi fu Fabio Dal Zotto, nel 1984 a Los Angeles, Mauro Numa (oro anche a livello di Nazione), nel 1988 a Seul, Cerioni e nel 2016 a Rio de Janeiro, Daniele Garozzo. Oro a squadre ad Atene 2004 e Londra 2012. 
Restando al fioretto, ma femminile dove storica è stata la scuola di Jesi fondata dal maestro Triccoli, il movimento italiano è ritornato indietro di 33 anni, ovvero da Seul ’88, l’ultima edizione delle Olimpiadi nelle quali nessuna italiana aveva conquistato una medaglia. Da Monaco di Baviera nel 1972 a Tokyo 2020 solo due volte il fioretto italiano azzurro in rosa non aveva vinto una medaglia a livello individuale, a Mosca ’80 (Dorina Vaccaroni chiuse sesta sotto i colori della bandiera del Comitato Olimpico Internazionale a seguito del boicottaggio) e, appunto, a Seul nel 1988 (nona Margherita Zalaffi).
Nel 1984 l’assenza di podi venne interrotta proprio dalla Vaccaroni, terza. Quattro anni dopo il flop in Corea del Sud. Vanno poi annoverati gli ori di Giovanna Trillini a Barcellona ’92, di Valentina Vezzali a Sydney 2000, Atene 2004 e Pechino 2008, e Di Francisca a Londra 2012. Due titoli olimpici vennero conquistati anche in altre armi quali, sciabola nel 2004 con Aldo Montano, e spada nel 2008 con Matteo Tagliariol. L’inizio della scherma alle Olimpiadi di Tokyo era stato molto buono con l’argento nella sciabola di Luigi Samele.
Poi le pedane della Makuhari Messe B non sono state così clementi con le schermitrici e gli schermidori italiani. All’argento di Garozzo sono seguiti, l’argento nella sciabola a squadre (Enrico Berrè, Luca Curatoli, Aldo Montano e Samele) e i bronzi al femminile a squadre, nella spada (Rossella Fiamingo, Federica Isola, Mara Navarria ed Alberta Santuccio) e nel fioretto (Martina Batina, Erica Cipressa, Arianna Errigo ed Alice Volpi).

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