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La Bce valuta il taglio degli stimoli monetari, mercati in rosso

Ott 5, 2016

MILANO – Ore 10:30 L’ipotesi che la Fed e soprattutto la Bce avvino una lenta, ma progressiva stretta monetaria spinge in rosso tutti mercati del mondo: si salva Milano con il rimbalzo della banche pronte a brindare a un rialzo dei tassi che aiuterebbe la loro redditività. Secondo Bloomberg, infatti, all’interno degli uffici della Banca centrale europea sta crescendo la fronda di chi vorrebbe iniziare a tagliare gli acquisti di asset sul mercato di almeno dieci miliardi di euro al mese.

Una mossa che servirebbe ai mercati per abituarsi alla fine del quantitative easing che – a meno di una proroga – terminerà il prossimo mese di marzo. Gli economisti della Bce sono convinti che le Borse siano ormai assuefatte e una cessazione improssiva degli acquisti creerebbe il panico. D’altra parte anche la Fed avviò il tapering prima di chiudere definitivamente i rubinetti del credito. Contestualmente dagli Stati Uniti aumentano le pressioni affiché la Federal Reserve alzi il costo del denaro già a novembre: “L’incertezza rimane alta e la volatilità aumenterà in vista delle elezioni presidenziali americane” dice Margarete Yang, analista di Cmc Markets a Singapore secondo cui “i mercati pagano le parole dei falchi della Fed le speculazioni sulle prossime mosse della Bce”.

L’indice Dax di Francoforte arretra dello 0,8% come il Cac 40 di Parigi, va meglio il Ftse 100 di Londra che perde lo 0,3% nonostante l’ennesimo tonfo della sterlina che spinge i titoli dell’export. Si salva Piazza Affari che grazie alla banche sale dello 0,3%. L’euro è in rialzo a 1,1215 dollari e 115,67 yen e riprende quota dopo la frenata di ieri, legata alla possibilità che la Fed alzi i tassi anche a novembre, prima delle elezioni presidenziali. Il biglietto verde avanza a 102,76 yen. Lo spread tra Btp e Bund tedesco a dieci anni apre in rialzo a 138,7 punti dai 136,4 della vigilia e i 136 della chiusura di ieri. Il rendimento sale all’1,33%.

Cosa farà la Bce resta comunque da vedere. Il Qe è stato alzato a 80 miliardi di euro al mese e il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi ha di recente ribadito di essere pronto a estendere le misure straordinarie in caso di necessità. Di certo i banchieri europei ne parleranno durante il consiglio di oggi che però non ha in agenda alcuna decisione di politica monetaria. Per il momento, i mercato sembrano aver ignorato che il Fondo monetario internazionale abbia tagliato le stime di crescita globale e americana. Anche per questo, il rapporto Adp sull’occupazione privata e quello sul lavoro di settembre negli Usa che sarà diffuso venerdì potrebbe dare forma alle aspettative degli investitori sulla Fed.

Sul fronte macro, dopo il manifatturiero, è la volta degli indici Pmi sui servizi che nell’Eurozona è sceso ai minimi da 21 mesi a quota 52,2 punti confermando – tuttavia – un’espansione che prosegue da 38 mesi consecutivi. Anche il dato Pmi servizi in Germania è stato rivisto al rialzo a settembre rispetto alla stima flash: il consuntivo è 50,9 da 50,6 della stima, ma rispetto ad agosto c’è un netto rallentamento (51,7) che riporta l’indice dei servizi ai minimi da oltre tre anni (39 mesi). In francia il dato è in controtendenza: indice a quota 53,3 da 52,3 in agosto con un tasso di crescita più forte negli ultimi quindici mesi. L’indice Pmi della produzione composita nell’Eurozona mostra poi un 52,6 in rallentamento rispetto ad agosto (52,9). La lettura media dell’indice dell’intero terzo trimestre è stata la più debole avutasi dall’ultimo trimestre del 2014. In Italia l’indicatore è sceso a 50,7 punti da 52,3 di agosto contro attese per un calo a quota 52. L’indice composito che monitora l’attività dei settori manifatturiero e dei servizi è sceso a 51,1 da 51,9 punti di agosto mentre gli economisti puntavano su 51,5 punti. Nell’Eurozona, inoltre, vengono diffusi i dati sul commercio al dettaglio di agosto, mentre l’Istat diffonde la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana di settembre.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo grazie all’indebolimento dello yen, che traina i titoli degli esportatori. L’indice Nikkei avanza dello 0,50% a 16.819 punti, il Topix sull’intero listino cresce dello 0,57% a 1.348 punti. Ieri sera la seduta a Wall Street è finita ieri in calo con le utility sul fondo (-2,17%): il Dow Jones ha ceduto 85,4 punti, lo 0,47%, a quota 18.168,45; l’S&P 500 ha perso 10,71 punti, lo 0,5%, a quota 2.150,49; il Nasdaq ha lasciato sul terreno 11,22 punti, lo 0,21%, a quota 5.289,66.

Sul fronte delle materie prime, il prezzo del petrolio continua ad avanzare sui mercati, in attesa dei dati sulle scorte settimanali di greggio Usa: il light crude Wti avanza di 51 cent a 49,20 dollari al barile, il Brent di Londra sale di 50 cent a 51,37 dollari al barile. L’oro resta sotto la soglia dei 1.300 dollari per oncia registrando un lieve rialzo (+0,31%) dai minimi della vigilia a 1.272,50 dollari.

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