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L’82% dei giovani italiani è a rischio dipendenza da smartphone

Dic 1, 2021

AGI – L’82% dei giovani italiani è a rischio dipendenza da smartphone. E’ uno dei dati che emergono dal progetto “Smartphone addiction: vissuto dei giovani e strumenti di contrasto”, realizzato dall’Eures in collaborazione con la Regione Lazio e il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.     

Quasi un quarto degli oltre 1.800 studenti intervistati (il 22%) è nell’area critica di ‘alert addiction’, ovvero in una fascia di “elevato rischio” in cui la presenza di un rapporto patologico (condizionato da nomofobia, ansia, Iad o internet addiction disorder), emerge da un’ampia gamma di “sintomi comportamentali”; il 60% si colloca invece in una fascia media del “rischio di dipendenza” dove, pur non rilevandosi situazioni di vero e proprio allarme, emerge un ruolo dominante dello smartphone in diversi spazi e luoghi del vivere quotidiano.     

La dipendenza da smartphone è riconosciuta come “problema generazionale” dall’85% dei giovani: per il 43,9% rappresenta una “reale emergenza tra le nuove generazioni”, mentre per un altro 39,8% si tratta di un “problema reale”.      

Soltanto il 16,3% dei giovani minimizza o nega il fenomeno, giudicandolo meno diffuso rispetto a quanto veicolato dai media (12,2%) o di fatto inesistente (4,1%), inventato da chi non è un grado di capire le nuove generazioni. 

Tutto il resto è noia 

Tra le motivazioni di un uso eccessivo dello smartphone i giovani indicano in primo luogo quella di “combattere la noia” (46,9%), mentre il 22,5% indica la possibilità di sentirsi parte di un gruppo e di essere accettati dagli altri; al terzo posto l’esplicito riferimento alla dipendenza, ovvero l’incapacità di privarsi del proprio dispositivo, indicata dal 18,2% del campione, con valori che raggiungono il 21,6% tra quanti utilizzano in media lo smartphone oltre 8 ore al giorno.

Tra le attività cui i giovani si dedicano principalmente, il tempo maggiore (133 minuti al giorno, che salgono a 153 tra le femmine) è dedicato a seguire le stories (su Instagram, YouTube, ecc.) e alle comunicazioni con gli amici (130 minuti, che salgono a 159 minuti nel campione femminile), mentre “altri” 71 minuti sono mediamente dedicati a chattare/messaggiare con il/la partner.

Anche l’ascolto della musica scandisce le giornate dei giovani, che dedicano a questa attività quasi due ore al giorno (113 minuti), mentre “resta” poco più di un’ora e mezza per lo studio o la realizzazione di ricerche per la scuola (98 minuti); 66 minuti sono spesi in media per informarsi su questioni di interesse personale, e 63 al gioco online, dove il consumo di tempo dei maschi risulta tre volte superiore a quello delle femmine (96 minuti contro 31). Soltanto in ottava posizione la funzione “originaria” del telefono (con 62,9 minuti), che supera solo il tempo trascorso dai giovani della ‘generazione z’ sui siti di commercio online (34 minuti) o in quelli finalizzati a conoscere nuovi amici/partner (12,5 minuti). 

Addio a radio e giornali

Il cambiamento epocale di stili e modalità di consumo tra le nuove generazioni vede quasi azzerarsi la fruizione dei mezzi di comunicazione “tradizionali” come radio o giornali, fagocitati dalle funzionalità dello smartphone: l’87,8% dei giovani dichiara di utilizzarlo prevalentemente per ascoltare la musica (mentre soltanto l’8% predilige altri mezzi e il 4,2% non indica alcuna prevalenza) e il 45,1% per informarsi (mentre nel 25,3% prevalgono ancora la tv o i giornali). 

Quote significative di giovani dichiarano di utilizzare prevalentemente lo smartphone anche per vedere film o serie tv (31,9%), per acquistare capi di abbigliamento (27,7%) o oggetti di informatica, elettronica, audio e video (25,7%). Anche nella sfera interpersonale la modalità “da remoto” conquista importanti spazi di relazione, considerando che il 24,8% dei giovani utilizza prevalentemente lo smartphone per cercare nuovi amici e il 18% per cercare nuovi partner.     

Privacy ad ogni costo 

Soltanto una quota minoritaria di giovani (15%) ritiene che i genitori abbiano il diritto, laddove lo ritengano utile o necessario, di controllare lo smartphone dei propri figli, mentre a prevalere è la convinzione che lo smartphone costituisca uno spazio privato e “inviolabile” , anche in presenza di eventuali situazioni di rischio. Il 49,4% del campione rifiuta l’idea che i genitori possano tracciare gli spostamenti dei figli, il 44,9% che possano inserire il parental control e il 44,2% che possano conoscere le loro password. I giovani accettano invece, ma solo in situazioni di particolare gravità, che i genitori possano esercitare un controllo sulla loro attività social (55,7%) o che possano porre limiti orari all’utilizzo dello smartphone dei figli (77,9%).     

L’utilizzo dello smartphone rappresenta inoltre un motivo di litigi quotidiani o frequenti per il 27,6% del campione. Il livello dello scontro si alza in misura significativa in presenza di comportamenti patologici o a elevato rischio di dipendenza, attestandosi al 46,4% tra i giovani ad elevato rischio dipendenza e al 39,5% tra quanti trascorrono oltre 8 ore al giorno con lo smartphone. 

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