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Insegnanti, stipendi bassi anche secondo il Papa. A luglio arriva il taglio al cuneo

Feb 7, 2020

ServizioServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùi dati ocse

Le retribuzioni dei docenti italiani tornano di nuovo sotto i riflettori. Per Papa Francesco i professori sono mal pagati. Dai dati Ocse il gap più vistoso è alle medie e superiori. In attesa del nuovo Ccnl, dal 1° luglio scattano però gli effetti del decreto sul cuneo (per redditi fino a 40mila euro).

di Claudio Tucci

7 febbraio 2020


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(ANSA)

3′ di lettura

Le retribuzioni degli insegnanti italiani tornano di nuovo sotto i riflettori. A intervenire sul tema stavolta è Papa Francesco, che, nel rendere omaggio ai docenti, ha sottolineato come gli stessi continuino a essere «sempre mal pagati», nonostante, ha poi aggiunto, continuino «con coraggio e determinazione nella sfida educativa. Sono gli “artigiani” delle generazioni future».

Il nodo stipendi

Che le retribuzioni dei professori siano basse, nel confronto internazionale, lo dicono da tempo le principali statische sulla scuola. L’ultima in ordine di tempo è l’ultimo rapporto Education at glance 2019 curato dall’Ocse. Per un maestro delle ex-elementari il salario iniziale, in Italia, è di 30.403 dollari, contro una media Ocse di 31.276 dollari. Dopo 15 anni di esperienza in Italia i docenti della primaria arrivano a 36.604 dollari, contro una media Ocse di 42.078 dollari. A fine carriera si arriva a 44.468 dollari, contro una media Ocse di 55.364 dollari. Il divario sale a medie e superiori. Alle medie la retribuzione in ingresso per un professore è di 32.725 dollari a fronte di una media Ocse di 34.230 dollari. Dopo 15 anni il confronto è tra 39.840 dollari (Italia) e 47.675 dollari (media Ocse). A fine carriera tra 48.833 (Italia) e 57.990 (media Ocse). Alle superiori, a inizio carriera si confrontano 32.725 dollari, in Italia, contro 35.859 dollari (media Ocse); dopo 15 anni, 40.952 dollari (Italia) e 49.804 dollari (media Ocse), a fine carriera, 51.045 (Italia) e 60.677.

Al top la Germania

Tra i paesi nostri competitor, tra gli stipendi più elevati c’è la Germania. Alle medie, ad esempio, a inizio carriera un docente tedesco prende 60.507 dollari e a fine carriera arriva a 88.214; alle superiori parte da 70.749 dollari e termina la carriera a 96.736 dollari. Anche in Francia i salari sono in progressione più elevati: a medie e superiori l’ingresso segna una retribuzione di 32.492 dollari per arrivare a fine carriera a 56.283 dollari.

Meno ore d’insegnamento nette

Sempre dai dati Ocse emerge poi che le ore d’insegnamento nette dei docenti italiani sono, invece, più basse. All’infanzia in Italia si sta in classe 1.024 ore contro 1.613 della media Ocse. Alle ex-elementari le ore di insegnamento nette sono 783 contro le 1.612 della media Ocse. Alle medie si confrontano 709 ore (Italia) contro 1.634 (media Ocse); alle superiori 667 ore (Italia) contro 1.629 ore (media Ocse). Va poi detto che in Italia gli stipendi dei docenti crescono solo per anzianità (visto il sostanziale effetto nullo del bonus merito introdotto nel 2015); e la valutazione, finora, oltre a non essere mai realmente decollata, non ha effetti sulla retribuzione. A differenza di quanto invece accade, almeno in parte, a livello internazionale.

I vantaggi del taglio al cuneo

Sulle retribuzioni degli insegnanti italiani pesano, adesso, due partite, che probabilmente saranno destinate a incrociarsi. La prima è il rinnovo del Ccnl, con la promessa dei precedenti ministri di garantire ai docenti aumenti “a tre cifre” (vale a dire di almeno 100 euro). Al momento tuttavia con le risorse stanziate in manovra si arriva a circa 80 euro. O poco più. A questa (delicata) partita se ne aggiunge un’altra che è invece già definita: parliamo del taglio al cuneo fiscale, il cui decreto legge è stato appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Ma che nel mondo della scuola, finora, non sembra aver avuto una grande enfasi. Ebbene, il provvedimento, invece, si applica, a partire dal 1° luglio, ai lavoratori dipendenti, privati e pubblici, quindi docenti compresi.

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