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Il tracollo della sezione di Alassio dai 500 iscritti Pci ai 9 votanti Pd

Ott 29, 2017

C’era una volta la sezione del Pci di Alassio che contava oltre 500 iscritti; erano soprattutto operai, e come avveniva in quegli anni — dai ‘50 ai ‘70 — grazie alle sottoscrizioni di militanti e simpatizzanti il partito poté anche comprarsela. Nei giorni scorsi nel comune in provincia di Savona si è tenuta l’assemblea per il congresso provinciale del Pd e i partecipanti sono stati 9 (nove).

Altri tempi, si dirà; epoche che finiscono, certamente; ma «resta l’amarezza vedendo appunto cosa rimane, cioè nulla — ragiona Pino Ghisalberti, una vita nella Fgci e poi Pci — Abbiamo vissuto anni di grande partecipazione, le feste dell’Unità duravano 15 giorni, c’erano idee ed entusiasmo. Adesso?». Il Pci era capace di conquistare oltre il 30 per cento dei consensi, il dualismo con i socialisti era forte (il Psi veleggiava ampiamente sopra il 10 per cento) e comunque rimanevano vivi i gruppi della nuova sinistra: prima Psiup e Manifesto, poi Democrazia proletaria e verdi.

E oggi? «Non è facile essere di sinistra ad Alassio — quasi si sfoga Jan Casella, impegnato nella creazione di una lista civica per le elezioni del 2018 — siamo diventati un territorio privo di partiti, privo di fabbriche». La crisi del Pd, invece? «Quando la giunta di destra guidata da Enzo Canepa fece la famosa ordinanza razzista contro i migranti che avrebbero portato delle malattie (fu anche condannato dalla magistratura, ndr ), il Pd non fece una piega…», continua Casella.

Storicamente i partiti della sinistra, soprattutto negli anni ‘90, hanno dato poco peso all’estremo Ponente ligure utilizzandolo al massimo come portatore di voti per i candidati “di spicco” solitamente savonesi, senza dare vita a progetti concreti e alternativi al centrodestra imperante.

Oggi essere di sinistra ad Alassio «vuol dire battersi per far sì che il paese sia popolato — ragiona Casella — e questo può avvenire solo con

un turismo, la nostra unica industria, sostenibile e moderno, che sappia dare lavoro di qualità ai residenti, puntando sul turismo alberghiero rispetto a quello della seconda casa. Essere di sinistra ad Alassio vuol dire garantire servizi di qualità a tutti i cittadini, frazioni comprese, cosa che il centrodestra ha totalmente trascurato in questi anni. Vuol dire difendere la collina dalla speculazione edilizia, e puntare su una rivalutazione del verde».

(m.p.)

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