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Il giudice di Agrigento sorpreso con lo spacciatore. Si allarga l’inchiesta sulla cocaina nella città bene

Feb 16, 2017

Venerdì tre febbraio, il telefonino di Antonino Di Betta, attivissimo spacciatore della cosiddetta “Palermo bene”, è rovente. Nel fine settimana, è sempre così. «Compare, dove sei?», gli chiede un giovane. Una telefonata come tante, quella sera. Però, l’uomo che chiama Di Betta sembra avere particolarmente fretta. È un giudice, ha 35 anni, è in servizio al tribunale penale di Agrigento. Ma i poliziotti della Narcotici ancora non lo sanno: da ore stanno intercettando il pusher e stanno seguendo i suoi movimenti. Una squadra è incollata alle cuffie, nella sala ascolto della squadra mobile; un’altra è mimetizzata fra i ragazzi della movida e osserva ogni passo di Antonino Di Betta, che è sfuggente, prudente più che mai, gli investigatori non sono ancora riusciti a sorprenderlo con un cliente.

Da qualche minuto è passata la mezzanotte. Il giudice telefona tre volte allo spacciatore per avere un appuntamento. «Compare dove sei?», ripete. «Sono in via Mazzini», gli dice Di Betta. È davanti al Chatulle pub, uno dei locali più gettonati delle notti palermitane. Lo spacciatore e il giudice si salutano, scambiano qualche parola. È un attimo. I ragazzi della Narcotici piombano sull’insolita coppia. Di Betta ha 25 dosi di cocaina in tasca, evidentemente sperava di fare grandi affari. Invece, si ritrova in manette. L’uomo che è accanto a lui non ha droga in mano, e neanche in tasca. Ma appare comunque nervoso. Mette la mano nella giacca e tira fuori un tesserino: «Sono

un giudice», dice. Come a chiedere chissà cosa. Ma fa poca differenza per i poliziotti della Mobile di Palermo. Si segue la procedura di ogni volta, si segue la legge.

E, adesso, c’è anche il nome del giudice nella lista dei clienti eccellenti degli spacciatori della cosiddetta “Palermo bene”. Accanto ai 15 avvocati, all’assistente di volo, a due noti ristoratori del centro città, al dentista, all’assicuratore.

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