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Guerra dei dazi, Borse poco mosse. Beffa per Trump: sale il surplus cinese con gli Usa

Mag 8, 2019

MILANO – Ore 10:15. Le azioni continuano la fase di incertezza mentre si consuma il braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina sul fronte commerciale, dopo la minaccia di Donald Trump di nuove tariffe su 200 miliardi di dollari di import asiatico e alla vigilia del round negoziale in calendario nella capitale americana.

Proprio in questa fase turbolenta per l’asse Washington-Pechino, dalla Cina sono arrivate indicazioni beffarde (per la Casa Bianca) sul fronte dei rapporti commerciali. Da una parte, infatti, il clima generale sembra aver abbattuto la capacità di esportazione dell’economia asiatica che ad aprile ha segnato un surplus commerciale di 13,84 miliardi di dollari, lontano dai 35 miliardi attesi dagli analisti e dai 32,67 miliardi di marzo. A ridosso dei “giri finali” sul negoziato commerciale, in scena a Washington il 9 e 10 maggio, i dati diffusi dall’Amministrazione delle Dogane proiettano nuove ombre sulla tenuta dell’economia: l’export si contrae del 2,7% annuo (da stime a +2,3% e dopo il +14,2% del mese precedente) e l’import sale del 4% (contro il calo previsto del 3,6% e dopo il -7,6% di marzo). Se è verò, però che lo scopo principale di Trump era di riequilibrare la bilancia tra sé e la Cina, i dati lo stanno smentendo: pur in questa fase di stanca generale, Pechino ha registrato un surplus commerciale verso gli Stati Uniti, il primo mercato del suo export, ancora in crescita a 21,01 miliardi di dollari, in leggero rialzo rispetto ai 20,50 miliardi di marzo.

I mercati europei provano, in questo contesto, a reagire alle recenti vendite; i future Usa sono piatti mentre – sottolinea Bloomberg – torna la domanda per yen e oro come beni rifugio. Milano è invariata. Sotto i riflettori, a Piazza Affari, le Poste che cedono terreno dopo i conti e Unicredit che ha chiuso la vendita del 17% di Fineco per 1 miliardo. Variazioni minime nel resto d’Europa: Londra è piatta, Francoforte sale dello 0,5% e Parigi dello 0,25%.

“Solo un paio di persone sanno se Cina e Usa finiranno con una guerra commerciale o una pace, e non sono a Wall Street”, ha spiegato un analista all’agenzia finanziaria rimarcando come la volatilità non potrà che farla da padrona. Ieri sera, la Borsa americana ha chiuso la peggior seduta da inizio marzo con il Dow Jones in rosso dell’1,8% e il Nasdaq vicino al -2%. Numeri che si sono fatti sentire anche in Asia: questa mattina la Borsa di Tokyo ha chiuso in netto calo, con l’indice Nikkei 225 che ha perso l’1,46% a 21.602,59 punti, mentre il listino Topix ha lasciato l’1,72% a 1.572,33 punti.

Sugli schermi di Bloomberg, lo spread tra Btp e Bund tedeschi conferma il balzo della vigilia tenendosi in area 265 punti base, con il rendimento del decennale tricolore sopra il 2,6%. Apertura in rialzo per l’euro sopra 1,12 dollari. La moneta unica passa di mano 1,1207 dollari e 123,33 yen. Dollaro in calo sullo yen a 110,06. In Germania, la produzione industriale a marzo è aumentata dello 0,5% sul base mensile.

Le quotazioni del petrolio si sono mosse in crescita dopo i cali delle ultime sedute con il contratto sul greggio Wti con scadenza a giugno che recuperano 46 centesimi a 61,86 dollari al barile. In rialzo anche il Brent che recupera 36 centesimi a 70,24 dollari al barile. Come detto, invece, i prezzi dell’oro sono in rialzo per la fame degli investitori di investimenti sicuri: sui mercati asiatici il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,2% a 1.287 dollari l’oncia.

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