Dopo le indiscrezioni delle scorse settimane, è arrivata l’ufficialità: Ron Dennissi è dimesso dal ruolo di CEO di McLaren Group. La decisione di Dennis è arrivata al termine della riunione del consiglio di amministrazione del gruppo, tenutasi oggi a Woking. Dennis, però, rimarrà nei consigli di amministrazione di McLaren Technology Group e McLaren Automotive Ltd, oltre a mantenere quote azionarie decisamente cospicue.
La notizia arriva dopo le indiscrezioni, diffuse la scorsa settimana da Sky News, secondo le quali Dennis sarebbe passato per vie legali con la McLaren, facendo richiesta all’Alta Corte di Londra di un’ingiunzione che impedisca alla McLaren di costringere Dennis al cosiddetto periodo di gardening – una fase di inattività forzata – fino alla naturale scadenza del suo contratto. Proprio questa mossa di Dennis sarebbe risultata tutt’altro che gradita al consiglio di amministrazione di McLaren Group, che, evidentemente, ha chiesto la testa di Dennis seduta stante.
Nel 2014, Dennis aveva reso nota la sua intenzione di acquisire la totalità delle quote del gruppo rilevando il 50% posseduto dal fondo bahrainita Mumtalakat e il 25% del suo partner, Mansour Ojjeh. Dennis, però, non è riuscito a rispettare le scadenze per l’acquisizione. Secondo quanto riportato da Autosport, Ojjeh e Mumtalakat avrebbero sferzato un contrattacco, chiedendo l’estromissione di Dennis dal ruolo di CEO.
McLaren non ha confermato né smentito le indiscrezioni, ma Dennis dedica parole al vetriolo proprio a Ojjeh e a Mumtalakat in una nota alla stampa. «Sono deluso – si legge – del fatto che i rappresentanti di TAG e Mumtalakat, gli altri due azionisti principali di McLaren, abbiano imposto la decisione di estromettermi, nonostante i ripetuti avvertimenti da parte del resto del management riguardo alle possibili conseguenze di questa decisione sull’azienda».
«Le motivazioni fornite sono completamente false – prosegue Dennis – ; il mio stile di management è lo stesso di sempre, che ha premesso a McLaren di diventare un gruppo automobilistico e tecnologico che ha vinto 20 titoli in Formula 1, diventando al contempo una realtà in grado di fatturare 850 milioni di sterline all’anno».
«Durante questi anni ho lavorato a stretto contatto con una serie di colleghi di talento, che hanno permesso di mantenere McLaren all’avanguardia della tecnologia. Sarò sempre grato loro per questo. Alla fine, però, mi sono reso conto che né TAG né Mumtakalat condividono la mia visione riguardo al futuro della McLaren».
«La mia preoccupazione maggiore – conclude Dennis – riguarda l’azienda che ho creato, e i suoi 3500 impiegati. Continuerò a servirmi delle mie quote per proteggere gli interessi e il valore di McLaren, dando forma al suo futuro. Voglio inoltre intraprendere un nuovo investimento tecnologico una volta terminati i miei impegni contrattuali con McLaren».
Dennis, 69 anni, è legato da un rapporto di lunghissima data con la McLaren: è stato team principal dal 1982 al 2009, ed ha poi fatto il suo ritorno a Woking nella carica odierna nel 2014. Sotto l’egida di Ron Dennis in veste di responsabile della scuderia, McLaren ha vinto sette titoli costruttori: 1984, 1985, 1988, 1989, 1990, 1991 e 1998. Sono 10, invece, gli allori piloti: sugli scudi sono stati Niki Lauda, nel 1984; Alain Prost – 1985, 1986 e 1989 -; Ayrton Senna – 1988, 1990 e 1991 -; Mika Hakkinen, nel 1998 e nel 1999; e Lewis Hamilton, nel 2008.