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Facebook voleva i dati dei pazienti degli ospedali – La Stampa

Apr 6, 2018

Facebook ha chiesto ad alcuni dei principali istituti sanitari statunitensi di condividere informazioni (anonime) sui loro pazienti, tra cui le malattie che li hanno colpiti e le cure che sono state somministrate. Lo scopo era condurre un progetto di ricerca sotto l’egida del Building 8, il dipartimento del social network che si occupa dei piani più ambiziosi e segreti. Il mese scorso, in seguito alla scandalo Cambridge Analytica, il progetto è stato però sospeso a tempo indeterminato.

L’obiettivo, secondo quanto rivelato da alcune fonti alla CNBC, era di mettere in correlazione i dati forniti dagli ospedali con quelli già in possesso di Facebook, e aiutare così gli ospedali a capire quali pazienti potessero aver bisogno di cure o trattamenti speciali. Per esempio, il social network «avrebbe potuto combinare i dati sui pazienti in possesso del sistema sanitario (50 anni, problemi cardiaci, prende due medicine, ed è venuto in ospedale 3 volte in un anno) con quello che Facebook sa di noi (utente di 50 anni, sposato con 3 figli, non è madrelingua inglese, vita sociale molto attiva)».

tecnologia

bruno Ruffilli

AP

Nonostante i dati sanitari sarebbero stati forniti in forma anonima, una tecnica informatica nota come hashing (utilizzata anche nella blockchain) avrebbe consentito di abbinare gli individui presenti in entrambi i set di dati. E in questo modo Facebook avrebbe potuto avvisare l’ospedale se, per esempio, una persona anziana con problemi cardiovascolari fosse vissuta in una zona isolata o avesse avuto pochi amici o parenti in grado di darle una mano. In quel caso, l’ospedale avrebbe potuto decidere di inviare saltuariamente un infermiere a verificare la situazione.

Facebook (e gli ospedali contattati) non avevano ancora discusso la necessità o meno di chiedere l’assenso degli utenti a un trattamento così particolare dei dati (per quanto anonimi); ma se il progetto dovesse ripartire, questo sarà sicuramente un aspetto da chiarire.

Sulla questione, il social network ha diffuso un comunicato in cui si legge: «L’industria medica ha da tempo compreso i benefici in termini di salute derivanti dall’avere una stretta cerchia di amici e parenti. Ma sono necessarie ricerche più approfondite, per aiutare i medici a sviluppare trattamenti specifici e piani d’intervento che tengano in considerazione anche le connessioni sociali. Per questo, Facebook ha iniziato a discutere con alcuni dei più importanti istituti medici (…) per esplorare in che modo la ricerca scientifica, utilizzando dati anonimi di Facebook, potesse aiutare la comunità medica a migliore la sua comprensione in questo settore. Il progetto non è andato oltre la pianificazione e non abbiamo ricevuto né analizzato i dati di nessuno».

Sebbene sia stato bloccato in seguito agli scandali – e alla inevitabile decisione di Facebook di migliorare le proprie politiche in materia di trattamento dei dati e protezione della privacy – è facile immaginare che anche questo specifico progetto rientrasse nel grande piano di Zuckerberg; quello delineato nel suo famoso manifesto – pubblicato nel febbraio 2017 – in cui immaginava come Facebook potesse diventare una «infrastruttura sociale» in grado di «unire l’umanità». Da allora sono passati solo 12 mesi, ma per la piattaforma da due miliardi di iscritti le cose hanno preso una piega molto diversa.

secondo noi

marco sodano

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