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Decreto Fiscale, la controriforma delle Bcc limitata all’Alto Adige

Nov 23, 2018

MILANO – Frenata sulla ‘controriforma’ delle Bcc, le banche di credito cooperativo che secondo il progetto del 2016 devono aderire a gruppi bancari unici. Ora, secondo gli emendamenti approvati in commissione Finanze del Senato al decreto fiscale, invece di una retromarcia strutturale si va verso un ritocco che consenta alle Bcc della Federazione provinciale dell’Alto Adige (le Raiffeisen) di optare per i sistemi di tutela sul modello tedesco e un rafforzamento della vigilanza sui nuovi gruppi in modo da tutelare i principi di mutualità alla base della cooperazione. Modifiche limitate dunque a due soli aspetti, mentre sono ritirati gli emendamenti della Lega fatti propri da Fdi che ‘smontavano’ la riforma. Accolto poi un ordine del giorno che impegna il governo a tutelare il sistema mutualistico.

Guadagnano invece ancora un anno di tempo alcuni istituti popolari per la trasformazione popolari in Spa: l’emendamento di Fdi, sottoscritto dagli altri partiti eccetto il Pd, sposta dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2019 il termine per completare la riforma, che impone la trasformazione agli istituti che superano gli 8 miliardi di attivi. All’appello mancano ancora Popolare di Bari e di Sondrio.

Sempre in ambito finanziario, arriva una norma che consente di ‘congelare’ l’effetto spread per le assicurazioni, prevedendo che i soggetti che “non adottano i principi contabili internazionali” possano valutare i titoli di Stato al costo storico e non al valore di mercato. L’emendamento della Lega consente a questi soggetti di “valutare i titoli non destinati a permanere durevolmente nel loro patrimonio in base al loro valore di iscrizione” anziché “al valore desumibile dall’andamento del mercato, fatta eccezione per le perdite di carattere durevole”. La misura è temporanea, per l’esercizio in corso, ma “in relazione all’evoluzione della situazione di turbolenza dei mercati finanziari, può essere estesa”. Si tratta, viene spiegato, di una prima parte di una sorta di ‘scudo antispread’ che, nelle intenzioni in particolare del M5S, sarebbe completato con un analogo emendamento alla manovra che estende la possibilità di non applicare i principi contabili Ifrs anche alle banche non quotate.

Proprio una modifica del M5S prevede che parta dal 2020 la precompilata per le liquidazioni trimestrali e la dichiarazione annuale Iva. Una proposta che recepisce l’idea del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Antonino Maggiore. La novità scatta grazie ai dati che saranno acquisiti attraverso l’obbligo generalizzato di fattura elettronica che scatta dal 2019 e da quello di trasmissione dei corrispettivi. Per chi accetta la precompilata viene meno l’obbligo di registro delle fatture e degli acquisti.

Si conferma il ritorno all’incompatibilità tra il commissario per il piano di rientro sanitario e ogni altro incarico istituzionale, secondo un emendamento del relatore al decreto fiscale approvato dalla commissione: retromarcia rispetto al ‘doppio ruolo’ governatore-commissario consentito dal governo Renzi a partire dal 2017, si torna alle regole originarie disposte anche dal Patto per la salute 2014-2016. La norma si applica anche ai commissariamenti in corso, con 90 giorni per procedere alle nuove nomine.

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