• 20 Aprile 2024 0:28

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Crac Hanjin, la flotta fantasma coreana manda in tilt il commercio mondiale

Set 7, 2016

MILANO – Una flotta fantasma di 85 mega-navi portacontainer, a corto di soldi, cibo e benzina, sta mandando in tilt in queste ore il commercio mondiale. Nessun porto le accetta più. Nessun fornitore è disposto a garantire carburante e catering dopo che la Hanjin, il colosso dello shipping coreano cui appartengono, ha dichiarato bancarotta. Un paio sono bloccate fuori dal porto californiano di Long Beach con a bordo 38 milioni di dollari di valore di componenti per elettrodomestici Samsung. Il capitano di un’imbarcazione alla fonda di fronte a un porto giapponese ha comunicato che le autorità locali hanno autorizzato l’ingresso al molo solo per scaricare la merce, obbligando l’equipaggio a mollare gli ormeggi subito dopo senza rifornimento di acqua e viveri.

Il governo di Seoul ha garantito un prestito straordinario di circa 90 milioni di euro per tamponare l’emergenza mentre uno stuolo di legali è al lavoro per ottenere l’accesso delle barche in una cinquantina di porti. L’impasse rischia di travolgere con un effetto domino tutto il commercio mondiale: Hanjin è uno dei maggiori shipper al mondo e secondo le stime degli analisti ci sono merci per 14 miliardi di dollari pronte per la spedizione che dovranno essere spedite a destinazione con altri mezzi. Molte in aeroplano, metodo molto più costoso ma l’unico con cui colossi come Nike, Ralph Lauren e Hugo Boss, solo per citarne alcuni, riusciranno ad arrivare con i loro prodotti in tempo nei negozi per Thanksgiving e per Natale.

La crisi della flotta coreana è figlia delle pessime condizione di salute dell’intero settore del trasporto via mare con container. I tassi bassi hanno convinto molti armatori a comprare nuove navi e il boom dell’offerta ha fatto crollare prezzi e redditività. Il comparto lavora in perdita da fine 2015 ed è destinato a chiudere il 2016 in rosso per 5 miliardi circa.

Hanjin, ad oggi, è la vittima più nota. I titoli della società hanno perso da inizio anno il 63%. Le banche hanno respinto nei giorni scorsi un drastico piano di ristrutturazione e l’azienda è stata costretta a dichiarare bancarotta. Le conseguenze sull’operatività sono state immediate. La fermata in un porto per lo scarico costa in media 35mila dollari e nessun operatore aeroportuale è disposto a muovere le sue gru per un cliente che non è in grado di pagare. Non solo. Venditori di carburante e creditori possono chiedere a un giudice di sequestrare le merci ed arrestare gli equipaggi motivo per cui Hanjin è stata costretta a chiedere negli Usa (ottenendola) una protezione giudiziaria

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close