Non scriviamo le notizie che leggete e condividete, ma riconosciamo che siamo molto di pi di un distributore di contenuti. Siamo una nuova piattaforma per il dibattito pubblico, ha aggiunto Zuckerberg segnando un prima e un dopo importante nella storia di Internet e annunciando le nuove misure adottate per arginare la disinformazione. La prima ha (ri)fatto capolino da qualche giorno anche nei nostri confini: i link condivisi su Facebook possono essere indicati dagli utenti come potenzialmente falsi (l’iter : segnala post, ritengo che non dovrebbe essere su Facebook, si tratta di una notizia falsa). Le segnalazioni ripetute verranno analizzate tenendo conto di altri parametri e con il supporto di terze parti: Snopes, Abc News, Associated Press, FactCheck.org, Politifact; per ora attive solo negli Stati Uniti e affiliate alla no profit The Poynter Institute (qui spiega in che modo coinvolta e manifesta la volont di monitorare l’andamento dell’iniziativa). Se si riveleranno fondate il contenuto in questione verr appositamente contrassegnato sul social network, perder posizioni nel News Feed e non potr essere sponsorizzato. In questo modo si aggira la buccia di banana della censura ma si mettono gli utenti in condizione di riconoscere facilmente le falsit. Non ancora chiaro a cosa serviranno le segnalazioni nei Paesi, come il nostro, in cui le terze parti non sono ancora state sguinzagliate: l’intenzione di Facebook di espandere il servizio nel mondo nei prossimi mesi. A livello globale, il social network sta fra l’altro cercando un head of news partenership: una figura che gestisca i rapporti e le strategie con gli editori, a ennesima conferma dell’assunzione di responsabilit.