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Consiglio dei ministri, atteso per oggi il via libera al decreto rilancio. Annunciata l’intesa tra i partiti anche su colf e badanti – La Stampa

Mag 13, 2020

E’ arrivata alle 22.43 di ieri sera la nota di Palazzo Chigi che confermava il raggiungimento dell’accordo politico sulle misure contenute nel decreto tra i partiti della maggioranza, un via libera definito nel corso di una riunione di “pre-consiglio dei ministri” che è durata per oltre undici ore. A quel punto, tutti i giochi sono stati rinviati a oggi, per il varo ufficiale del “decreto rilancio” da parte del Consiglio dei ministri vero e proprio. La riunione è convocata per le 14.

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Il nodo centrale che ha impegnato per così tante ore i ministri e i rappresentanti dei partiti è stato quello della regolarizzazione dei migranti, con una interminabile mediazione tra il ministro del Pd Giuseppe Provenzano e il reggente del Movimento Cinque Stelle Vito Crimi. Il braccio di ferro lascia sostanzialmente invariata la norma così come era stata concepita e condivisa, ma, per soddisfare l’onore del Movimento, nel testo si esplicita meglio il fatto che caporalato, sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione illegale non sono soggette ad alcuna forma di sanatoria per i datori di lavoro. Ma non solo: «L’accordo sulle regolarizzazioni dei lavoratori è stato raggiunto anche per colf e badanti», annuncia via Twitter Provenzano.

La versione di Crimi

“Sui lavoratori stagionali abbiamo raggiunto un accordo soddisfacente. Non ci sarà alcuno sconto, alcun ”condono” penale o amministrativo, per chi ha sfruttato lavoratori stranieri. Lo sfruttamento del lavoro irregolare non è solo un reato particolarmente odioso, ma i soggetti che lo praticano agiscono in regime di concorrenza sleale, in barba a tanti imprenditori onesti”. Lo scrive su Facebook il capo politico del M5S Vito Crimi. ”Quello che abbiamo avuto all’interno della maggioranza è stato un confronto lungo e serrato, al termine del quale siamo riusciti a determinare alcuni vincoli fondamentali. Due, in particolare: non ci sarà alcuna sanatoria indiscriminata e nessuno rimarrà impunito per reati odiosi come quelli dello sfruttamento e del caporalato. Per raggiungere questi obiettivi, abbiamo dovuto affrontare un percorso non facile. La bozza iniziale del decreto prevedeva addirittura di ”premiare” chi avesse dichiarato di aver avuto lavoratori in nero, concedendo persino sgravi fiscali ai datori di lavoro. Era di fatto un colpo di spugna su un principio sacrosanto, quello della legalità. Non potevamo accettarlo. Alla fine, non solo siamo riusciti a limitare i danni e ad apportare correttivi sostanziali, ma abbiamo anche ottenuto un grande risultato: oltre a non prevedere alcuna sospensione o relativa estinzione per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione, sfruttamento del lavoro e caporalato, nel provvedimento è stato inserito anche il raddoppio delle pene e delle sanzioni per chi viene scoperto con lavoratori in nero”, spiega.

Il ministro dell’Interno Lamorgese

“L’emersione del lavoro nero riporterebbe a una condizione di legalità una realtà di lavoratori impiegati come braccianti e, nelle nostre case, come colf e badanti. L’intenzione del governo è garantire la dignità delle persone, la tutela della legalità e le esigenze del mercato del lavoro”, ha detto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese al question time al Senato, parlando della sanatoria per i lavoratori migranti

Gli aiuti economici

Sul fronte economico, dopo i problemi emersi al tavolo tecnico in particolare sulle coperture della cassa integrazione, il ministero dell’Economia assicura che non ci sono problemi sulle risorse.

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Nel merito, il decreto stanzia 5 miliardi per la sanità e la sicurezza, consentendo l’apertura di 3.500 nuovi posti letto in terapia intensiva e oltre 4.200 in semintensiva (1,4 miliardi), il potenziamento dell’assistenza territoriale e quasi 10.000 infermieri assunti (1,2 miliardi), il rifinanziamento del Fondo emergenze Nazionali (1,5 miliardi); a due miliardi ammontano le misure fiscali; 2,5 sono i miliardi stanziati per turismo e cultura.

Per quanto riguarda le misure di sostegno alle imprese, 10 miliardi vanno alle micro e piccole imprese fino a 5 milioni di fatturato (6 miliardi di ristori a fondo perduto, 1 miliardo e mezzo per gli affitti commerciali, 600 milioni per l’eliminazione degli oneri di sistema in bolletta sulle bollette per 3 mesi). C’è poi la cancellazione del saldo e acconto Irap di giugno per tutte le imprese da 0 a 250 milioni di fatturato, con uno stanziamento di circa 4 miliardi di euro. 2 miliardi sono stanziati per l’adattamento dei locali aperti al pubblico (credito di imposta cedibile pari al 60% delle spese sostenute, con un limite di 80 mila euro ad azienda) che si aggiungono al credito di imposta sanificazione (ulteriormente rifinanziato). 12 miliardi di liquidità vengono assicurati agli enti locali per il pagamento tempestivo dei propri debiti nei confronti dei fornitori. C’è l’azzeramento dell’Iva per i dispositivi di protezione individuali. Si prevede l’allungamento della Cassa Integrazione (per circa 10 miliardi) e stanziamento di 4 miliardi e mezzo per le indennità di autonomi, Co.Co.Co, stagionali, artigiani e commercianti. Arrivano 500 milioni per il sostegno a Colf e badanti. Confermata la cancellazione delle clausole di salvaguardia Iva per gli anni futuri e l’innalzamento di Ecobonus e Sismabonus al 110 per cento, con contestuale cedibilità anche alle banche.

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