• 18 Maggio 2024 7:48

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Allergie da polline? Tutta colpa degli alberi maschi che disseminano le nostre vie

Mag 4, 2024

La discriminazione sessuale vegetale fa aumentare le allergie. Sì, la diffusione di pollini nell’aria – gli occhi arrossati dal bruciore, il pizzicore al naso, il senso di soffocamento asmatico – è sollecitata dal sessismo botanico di manipoli di assessori che vogliono ombreggiare il viale, di coorti di proprietari di villetta con giardino, di legioni di giardinieri. Scelgono alberi maschi, più puliti perché non sporcano, e discriminano piante femmina, che sporcano con semi e frutti. Spiegazione botanica: vi sono piante monoiche e dioiche. Le piante monoiche sono quelle che hanno sullo stesso organismo entrambi i generi, cioè la stessa pianta ha i fiori con gli stami del polline e, al tempo stesso, ha il pistillo da cui si svilupperanno semi e frutto. E poi ci sono le piante dioiche, le quali si dividono tra i due generi: gli alberi di genere maschile diffondono il polline, le piante di sesso femminile vengono fecondate e sviluppano semi e frutti. Tra le piante dioiche (cioè che dividono i due sessi) ci sono il ginkgo biloba, il tasso, il ginepro, l’alloro, il gelso, il salice, l’ailanto e altri. La discriminazione sessuale botanica è molto comune nell’America del nord ma si sta diffondendo anche in Italia; molti giardinieri e i vivai prediligono nei giardini privati e nei parchi pubblici le piante che producono solamente il polline, invisibile e impalpabile, in modo da evitare la così disordinata caduta di baccelli, frutti e semi.
 

Sui viali e nei giardini la pianta di genere femminile può lordare le automobili posteggiate all’ombra e sporca l’erba tosata. Così, quando bisogna scegliere, vengono predilette le piante maschili, oppure sono piantati alberi sterili e ibridi che non fruttificano. La conseguenza è che aumenta la quantità di polline nell’aria. E con il polline aumentano starnuti, bruciori, reazioni allergiche. L’ipotesi che collega un aumento delle allergie con il sessismo vegetale è di Thomas Leo Ogren il quale, che in un articolo pubblicato dal sito web di Scientific American, ha studiato la preferenza per gli alberi maschili praticato dai giardinieri. Ciò avviene da decenni, e già nel 1949 i manuali per la cura di boschi e giardini suggerivano di scegliere per i filari lungo i viali “soltanto alberi maschili, per evitare il fastidio del seme”. Negli anni seguenti, il dipartimento statunitense per l’Agricoltura ha immesso sul mercato quasi cento nuove varietà e ibridi di acero rosso di sesso solamente maschile, cui si aggiunsero varietà commerciali soltanto maschili di salici, pioppi tremuli, frassini, gelsi. Racconta Ogren che la maggiore diffusione di alberi maschi avvenne soprattutto a metà degli anni Ottanta quando la grafiosi fece strage di milioni di olmi lungo i viali dell’America del nord, lasciando disadorne le strade. Le contee acquistarono così milioni di esemplari maschi resistenti alla grafiosi. La maggior parte dei vivai negli Stati Uniti vendono arbusti e piante di sesso maschile come ginepri, tassi, ribes, begonie e altre piante ornamentali. In Italia per i viali e i giardini si ricorre al sessismo botanico in modo più contenuto, i capitolati comunali non arrivano a tale dettaglio; in genere è discriminata la femmina di ginkgo, i cui frutti emanano fetore di scarpe da ginnastica di adolescenti.
 

Secondo Fabio Chinellato, dottore in Scienze forestali, “in Italia la questione della selezione genetica e della diffusione dei cloni tramite riproduzione asessuata esiste, ma in genere non è orientata alla selezione del sesso quanto allo sviluppo di caratteri estetici, come le foglie rosse dell’acero giapponese o le fioriture del pero, oppure alla resistenza ad alcune patologie, come il cancro colorato del platano, o ancora alla produttività, come nel caso dei cloni di pioppo per pioppicoltura”. Una nota per i nasi più sensibili: i batuffoli prodotti dai pioppi in questa stagione non è polline; si chiamano pappi, sono i semi e non producono alcuna allergia.

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