Il cartello appeso ad una grata è sin troppo eloquente. Recita: “Le celebrazioni della Santa Messa sono trasferite nella Basilica Collegiata”. Cattedrale chiusa, anzi sprangata, domenica, per i fedeli e i tanti turisti che affollano Catania. Motivo: l’occupazione del sagrato della chiesa da parte dei senzatetto dei quartieri periferici della città. Sono in tutto una quarantina, adulti e bebè, provengono da Librino, dal Pigno, da San Giorgio e da San Giovanni Galermo, da San Cristoforo. Da cinque giorni vivono e dormono alla meno peggio dinanzi ai portoni della Cattedrale di Catania, protestano contro l’amministrazione comunale, ce l’hanno col sindaco Enzo Bianco che, a loro dire, avrebbe “promesso alloggi popolari per tutti in campagna elettorale, al momento della sua ricandidatura, senza però mantenere le promesse”. La chiesa di Catania ha chiuso le porte per evitare che i senzatetto si accampassero dentro. Il parroco della Cattedrale monsignor Barbaro Scionti, sempre in prima linea per la festa di Sant’Agata, si è limitato a dire al quotidiano di Catania ”La Sicilia”: “Quello che mi disturba è che una grana dell’amministrazione stia ricadendo su di noi…”.
Dentro la Cattedrale chiusa con fuori giovanissime mamme, bambini di pochi mesi nei passeggini e papà disperati è rimasta Aurora. Lei è di Librino e sei giorni fa ha deciso di non uscire più. Due volte al giorno i vigili del fuoco le portano un pasto fugale e lei si sente più che una prigioniera. “Non sono in carcere, peggio – dice – almeno a piazza Lanza c’è l’ora d’aria. E’ chiaro che nessuno mi ha obbligato a restare dentro, ma io da qui non esco, perché se lo faccio non posso avere un posto dove dormire”.
I senza tetto che hanno occupato il sagrato della Cattedrale sono determinati a non muoversi da quel luogo sacro. Dicono in coro: “Chiediamo che vengano mantenute le promesse che il sindaco Enzo Bianco ci ha fatto ormai quattro anni e mezzo fa: case, lavoro, la sistemazione delle famiglie disagiate e dei quartieri. Bianco è stato eletto con i voti dei quartieri – hanno spiegato – promesse di cui abbiamo ancora le registrazioni, ma risultate fini a se stesse. Siamo qui da giorni senza mangiare né bere e siamo disperati: abbiamo chiesto più volte di essere ascoltati, ultima spiaggia
era rivolgersi alla Chiesa, perché non abbiamo casa, tanto meno quelle promesse, e nessun posto dove andare”. Alcuni di loro fanno appello alle parole di Papa Giovanni che aveva detto “aprite le porte, spalancate le porte di Dio, monsignor Barbaro Scionti invece quelle porte le ha chiuse, mostrando la sua diffidenza nei nostri confronti, ha negato le coperte ai bambini, ci ha buttato fuori, non ci ha neanche dato un bicchiere d’acqua per prendere le medicine”.