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Case e siti web a luci rosse: sotto inchiesta il nonno di Fortuna Loffredo

Ott 23, 2017

C’è anche il nonno di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni vittima di abusi e morta il 24 giugno del 2014 dopo essere stata scaraventata giù dall’ottavo piano del palazzo dove abitava, nel Parco Iacp di Caivano (Napoli), tra le tre persone a cui i carabinieri di Casagiove (Caserta) hanno notificato due arresti domiciliari e un obbligo di dimora nell’ambito di un’indagine su un giro di prostituzione nel Casertano con annunci via web.

Provvedimenti cautelari anche per Antonietta Zuppa e Luigi Romano, ritenuti i promotori dell’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione.

Sequestrate abitazioni trasformate in case di appuntamento – tra Caserta, Casapulla e San Nicola la Strada – prese in affitto a prezzi di mercato dagli indagati grazie a prestanome e poi subaffittate a prezzi notevolmente maggiorati (fino a 400 euro) a prostitute e trans, provenienti da tutta Italia, che esercitavano per una o due settimane prima di lasciare il posto ad altre ‘lucciole’.

Ognuno dei tre indagati aveva un compito nell’associazione a delinquere finalizzata alla prostituzione in appartamento attraverso annunci sul web: Antonietta Zuppa era la mente. Lei individuava le abitazioni da trasformare in case di appuntamento, faceva intestare i contratti d’affitto a prestanome e poi li subaffittava a prostitute e trans a prezzi notevolmente maggiorati.

Vincenzo Guardato si interessava prevalentemente della gestione degli appartamenti, degli approvvigionamenti e di accompagnare le ragazze nei loro spostamenti. Romano, infine, si occupava di procacciare i clienti attraverso annunci a pagamento sul web, in particolare sul sito internet “bakekaincontri”. I carabinieri gli hanno sequestrato diverse carte Postepay a lui intestate.

Dalle indagini è emerso che alcuni proprietari degli immobili erano a conoscenza

delle attività hot che si svolgevano nelle loro abitazioni ma le tolleravano. Altri, invece, ne erano completamente all’oscuro. Il gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha contestato, ai tre indagati, il reato associativo ipotizzato dagli inquirenti. L’attività investigativa ha preso il via lo scorso mese di gennaio, dopo un controllo in una casa di appuntamenti a Casagiove, grazie alle dichiarazioni rese da una delle prostitute trovate nell’appartamento.

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