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Borse deboli, grandi mosse in vista da Fed e Bce. Il petrolio risale sulle tensioni geopolitiche

Lug 22, 2019

MILANO – Si profila una seduta incerta sui mercati internazionali, la cui attenzione viene calamitata dall’attesa per le mosse delle Banche centrali. In settimana tocca all’Eurotower (agenda): gli osservatori prevedono ancora segnali accomodanti dal governatore uscente Mario Draghi, che entra nel suo ultimo trimestre in tolda di comando prima di passare la mano a Christine Lagarde. La sua impronta sarà però ben profonda al passaggio del testimone: i mercati si aspettano che giovedì prepari la strada a un taglio dei tassi nel board di settembre, accompagnato magari da una reintroduzione di un piano straordinario d’acquisto di titoli, in forma più snella che in passato. “Draghi si vuole assicurare che tutto sia a posto quando Lagarde entrerà al suo posto, in modo da evitarle di spendere troppo presto il suo ‘capitale politico’, ha detto Gilles Moec, capo economista di Axa ed ex funzionario della Banca di Francia, a Bloomberg fotografando la situazione tattica alla Bce.

La prossima settimana toccherà invece alla Federal Reserve, che entra nel suo periodo di silenzio sui commenti di politica monetaria prima di tagliare – secondo le attese indicate dai mercati – il costo del denaro di mezzo punto percentuale.

I mercati asiatici hanno trattato in ribasso, i future su quelli europei e americani sono incerti ma senza particolari scossoni. A Shanghai ha debuttato il nuovo listino dedicato alle società tecnologiche (un Nasdaq cinese) e tutti i 25 membri hanno segnato una performance positiva, nonostante la giornata debole nel suo complesso.

La Borsa di Tokyo ha pagato il generale affievolirsi delle speranze di un forte taglio dei tassi di interesse da parte della Fed e con gli investitori attenti ai risultati trimestrali delle aziende. Impatto neutro, invece, osservano gli analisti, dal voto nel paese. La coalizione conservatrice al governo guidata da Shinzo Abe ha conquistato una comoda maggioranza nel rinnovo di circa la metà dei seggi del Senato; una garanzia di stabilità agli occhi dei mercati, anche se questa vittoria non è sufficiente a garantire la massima ambizione del primo ministro abe: riformare la costituzione pacifista. Così al termine delle contrattazioni l’indice Nikkei dei titoli guida ha ceduto lo 0,23% a 21.416 punti mentre il più ampio indice Topix ha perso lo 0,49% a 1,556.37 punti.

I mercati sono, poi, agitati dalle tensioni geopolitiche: il petrolio continua a rincarare dopo la mossa dell’Iran che ha sequestrato una nave britannica, esacerbando la tensione. A ciò si aggiunge la notizia proveniente dalla Libia, secondo la quale una delle fazioni che si disputa il controllo del Paese avrebbe chiuso il maggior campo petrolifero della regione. Il petrolio Wti, che registra una volatilità ai massimi delle ultime settimane, ha guadagnato in mattinata quasi un punto percentuale riportandosi sopra la soglia di 56 dollari al barile.

L’ottava si apre senza grandi spunti dal punto di vista macroeconomico. Tra i pochi dati in agenda oggi l’indice Chicago Fed sull’attività nazionale per il mese di giugno. Per il calendario societario in evidenza i conti di Whirlpool. L’euro avvia poco mosso i primi scambi della settimana. La moneta unica passa di mano a 1,1214 dollari e a 121,10 yen. Dollaro/yen a quota 108.

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