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Bonifica Ilva di Taranto, in arrivo un miliardo dai Riva: è il tesoro sequestrato in Svizzera

Nov 30, 2016

La famiglia Riva è pronta a pagare i danni ambientali causati dall’Ilva di Taranto con una cifra superiore a 1,3 miliardi di euro. L’accordo, annunciato dal premier Matteo Renzi in diretta Facebook nello spazio “Matteo risponde”, è confermato da fonti vicine al gruppo Riva che ammettono l’esistenza di un accordo concluso e commentano: “l’accordo è utile perché supera i contrasti e permette di costruire il futuro”. “E’ una notizia straordinaria – ha annunciato il premier Renzi – importantissima. Questo miliardo e quattro, reso disponibile grazie all’azione delle istituzioni andrà a risanare Taranto e l’Ilva. Possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro di Taranto e al futuro industriale”

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L’accordo, ha spiegato sui social il presidente del Consiglio, è il risultato di una negoziazione tra i commissari dell’Ilva e la famiglia Riva, che pagherà la somma “come elemento di compensazione” per il risanamento della fabbrica e i danni ambientali. La cifra, insomma, servirà a risanare e far ripartire l’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa.

I soldi dovrebbero provenire dal tesoro, circa 1 miliardo e 200 milioni, custodito in Svizzera e sequestrato nel 2013 da guardia di finanza e pm milanesi nell’ambito di un’inchiesta per evasione fiscale a carico dei Riva. A maggio 2015 il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo, applicando una delle leggi “Salva-Ilva” ha firmato un’ordinanza per consentire l’uso del tesoro per le spese di ambientalizzazione dell’Ilva. Il denaro, tuttavia, è rimasto in Svizzera, bloccato dai giudici di Bellinzona, secondo i quali svincolare quelle somme “costituirebbe un esproprio senza un giudizio penale”.

Gli eredi di Emilio Riva, che in Italia hanno rinunciato all’eredità, in Svizzera si sono opposti allo sblocco

del tesoro. Somme che per la magistratura italiana sono state sottratte dai Riva alle loro stesse aziende e soci, accantonate su Trust in paradisi fiscali e poi fatte rientrate illecitamente in Italia attraverso lo scudo fiscale. In base all’accordo annunciato dal premier Renzi, finalmente le somme potrebbero rientrare in Italia ed essere utilizzate per rispettare l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale che detta il programma di risanamento dello stabilimento siderurgico.

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