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Bologna, neonato morì al Sant’Orsola: ai familiari un milione di euro

Gen 31, 2017

BOLOGNA – E’ solo una magra consolazione, ma con quei soldi il piccolo fratellino di Gianmarco, il neonato morto dopo quattro giorni di agonia al Sant’Orsola di Bologna a causa di una manovra sbagliata durante il parto, avrà un futuro garantito. L’ospedale e la Regione Emilia Romagna risarciranno la famiglia, ed espressamente il fratello minore della vittima, con una cifra poco al di sotto del milione di euro. Somma che per 250 mila euro sarà corrisposta dall’ospedale bolognese (sul sito è già stata pubblicata la relativa deliberà) e per il resto dell’importo dalla Regione. Un accordo che fa uscire di scena la parte civile i cui legali, giovedì prossimo, non si presenteranno in aula per le due udienze preliminari che si svolgeranno davanti ad altrettanti Gup.

Davanti al giudice, nella stessa giornata, dovranno presentarsi l’ex direttore generale del Sant’Orsola, Mario Cavalli, e i dirigenti medici Nunzio Cosimo Salfi e Elena Miani. La loro posizione dovrebbe essere in via di definizione in termini positivi visto che lo stesso pm Roberto Ceroni che ha coordinato l’indagine ha chiesto l’archiviazione. I tre erano accusati di omessa denuncia per non aver segnalato all’autorità giudiziaria la morte del neonato durante un parto avvenuto in ospedale nel giugno del 2014. Per il pm Ceroni, l’indagine non ha dimostrato che i vertici del nosocomio fossero in possesso degli elementi per stabilire che nella struttura si era consumato un reato (omicidio colposo), ed è per questo che il 4 agosto scorso ha chiesto al giudice per di chiudere in fascicolo con l’archiviazione.

Sempre lo stesso pm ha invece chiesto il rinvio a giudizio e quindi il processo per il ginecologo Tullio Ghi e per l’ostetrica Francesca Tartaglia, contro cui vi sarebbero elementi sufficienti per sostenere l’accusa in dibattimento. Ghi e la Tartaglia sono finiti nei guai perchè nel corso del parto, un’attività svolta in regime di libera professione (extramoenia), venne attivata una procedura per indurre la paziente ad anticipare la nascita del bambino. Successivamente, durante le manovre fu utilizzata ripetutamente la ventosa, con esisti che

portarono alla morte del bambino. Episodio che, come accennato, non venne denunciato dall’ospedale, ma dai genitori del piccolo alcuni giorni dopo l’accaduto. Da qui l’inchiesta e le richieste formulate dal pm Cerroni.

Ora, uscita di scena la parte offesa, resta da capire come intendono comportarsi il Sant’Orsola e la Regione che, in ogni caso potreppero costituirsi in giudizio contro i due sanitari, anche alla luce del maxi risarcimento pagato alle vittime.

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