“La sostanza lattiginosa prodotta da quelle che in dialetto salentino si chiamano moniceddhe contiene un antibatterico naturale – ha chiarito la professoressa Congedo – Prima di utilizzarla è stata sottoposta a test microbiologici, del ph, dei metalli pesanti, della concentrazione proteica e dell’individuazione della capacità inibente”. Dopo le analisi, la bava delle lumache è stata utilizzata per produrre un biorivestimento che può essere mangiato, insapore e incolore, da applicare sopra gli alimenti al posto dei conservanti sintetici.
Nello specifico, è stato verificato che tale conservante migliora la conservazione di verdure e prodotti ortofrutticoli freschi, come mostrano le fotografie scattate, per esempio, su campioni di ananas o di broccoli. In una sola settimana, i cibi ricoperti dal biorivestimento hanno dimostrato minore ingiallimento, perdita di peso e carica batterica.
Il progetto, grazie alla sua carica innovativa,
è stato selezionato tra i finalisti del concorso europeo ‘I Giovani e le scienze’ e già presentato alla mostra Fast (Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche) di Milano. A giugno i tre inventori e la professoressa che li affianca voleranno negli Stati Uniti e, da settembre, il lavoro ricomincerà per migliorare il biorivestimento e valorizzare le potenzialità scientifiche e tecnologiche della scoperta.