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Battaglia legale fra Belgio e Sardegna per un bimbo conteso

Nov 25, 2021

A sei anni, è partito il 15 luglio scorso dalla Sardegna in Belgio, col suo migliore sorriso e un piccolo trolley, felice al pensiero di trascorrere quindici giorni di vacanza a casa del papà. Di certo, il bambino non immaginava che, a quattro mesi di distanza, ancora non sarebbe potuto ritornare all’affetto della mamma, con la quale vive stabilmente in Barbagia dal 2017. A tenerlo lontano da casa è proprio il padre, un cittadino sardo ma residente in Belgio, che rifiuta non solo di restituire, ma anche di far vedere il figlio alla madre, dopo avere ottenuto di trascorrere con lui un periodo di vacanza.

Dall’affido condiviso alla pronuncia dei giudici belgi

Nel 2017 la coppia, che nel 2015 ha avuto un figlio e che all’epoca viveva in Belgio, ha deciso di separarsi: la donna è tornata in Sardegna con il piccolo, che finora ha vissuto con lei. Nell’isola il bimbo ha imparato l’italiano, sua madrelingua, e frequentato la scuola materna nel Nuorese. Nel frattempo, per ottenere l’affidamento del figlio, il padre si è rivolto al tribunale belga. I giudici, in un primo momento, hanno stabilito l’affido condiviso del minore a entrambi i genitori, con residenza privilegiata dalla madre, ma pochi mesi più tardi, hanno ribaltato la sentenza, fissando dal padre, in Belgio, la residenza privilegiata.

Nei fatti, però, il piccolo ha continuato a stare in Barbagia con la madre, che ha contestato il mancato sostegno economico al padre, nei cui confronti è stato aperto un procedimento penale. Nel settembre 2020, l’uomo, che per sua inadempienza non vedeva il figlio da circa due anni, ha comunicato, attraverso il suo legale, l’intenzione di venire in Italia a prelevare il bambini. Da quel momento sono stati concordati fra le parti incontri fra il padre e il piccolo, alcuni dei quali sono saltati a causa della pandemia. Si è poi arrivati all’accordo sulla vacanza del bimbo in Belgio, dal 15 al 30 luglio scorsi, al termine della quale il padre ha notificato, sempre tramite il suo avvocato, di non voler restituire il piccolo alla madre.

 “Un accordo stabilito già con la volontà di ingannare”, accusa l’avvocata Monica Murru, che in Italia difende gli interessi di madre e figlio”, “dal momento che, davanti alla mia richiesta, alla difesa della controparte, di esibire i biglietti di andata e ritorno per il viaggio, mi sono stati mostrati solo quelli della partenza. I mancati titoli di viaggio di ritorno sono stati giustificati con il pretesto che il bambino, non essendo mai stato con il padre per un periodo così lungo, avrebbe potuto aver nostalgia della mamma e dei suoi luoghi prima del termine”.

Il parere della neuropsichiatra

Adesso la madre, con enorme dispendio economico, è in Belgio dal 28 ottobre per tentare, finora senza successo, se non in pochissime occasioni, di vedere il figlio, che da luglio ha perso tre chili e ha subito un blocco della crescita, secondo quanto riferisce l’avvocata di parte. Nei pochi incontri, il bambino si esprime con frasi che lasciano trasparire il suo disagio. “Dal punto di vista umano ed etico”, sostiene l’avvocata della madre, “trovo incredibile che anche quando c’è l’interesse di un minore di mezzo non esistano dei procedimenti d’urgenza tra Stati che tutelino il benessere del bambino“.

A conferma dei possibili rischi che questa vicenda potrebbe arrecare alla salute del piccolo, sono state depositate relazioni stilate dalla neuropsichiatra Franca Carboni. Il prossimo passo è ora il ricorso d’urgenza in Belgio, per il quale si spera di ottenere risposta entro l’inizio di dicembre. “Sarebbe un bel regalo”, auspica l’avvocata Murru, “riavere mamma e figlio insieme almeno per le vacanze di Natale”.

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