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Antinori intercettato ai domiciliari: “Vendo la clinica Matris e vado in Spagna”

Lug 4, 2016

Severino Antinori, il ginecologo arrestato lo scorso 13 maggio con l’accusa di aver prelevato con la forza otto ovuli ad una giovane infermiera spagnola, quando era già agli arresti domiciliari avrebbe manifestato l’intenzione di “vendere” la clinica Matris di Milano, finita sotto sequestro, “per poi trasferirsi a Madrid”. E’ quanto emerge da un’intercettazione agli atti dell’inchiesta della Procura di Milano e che viene citata nelle motivazioni, depositate oggi, del provvedimento con cui il Tribunale del Riesame di Milano, lo scorso 27 maggio, ha confermato per il medico l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari.

IL RITRATTO – UNA CARRIERA TRA LUCI E OMBRE

Due giorni dopo l’arresto, infatti, il 15 maggio scorso, come si legge nelle motivazioni del Riesame, Antinori, anche “in palese violazione del divieto di comunicazione” previsto dalla misura cautelare, avrebbe proposto al telefono a tale “Fernando Sanchez” di “vendere la Matris” di via dei Gracchi “per poi trasferirsi a Madrid”. E sempre al telefono e intercettato, come scrivono i giudici, il ginecologo disse che non sarebbero riusciti a “fermarlo in quanto se non in Italia” avrebbe lavorato in futuro “in Serbia, Malta, Londra, Cipro ovunque sia possibile”. Il ginecologo avrebbe anche affermato che “a Cipro, Malta, Serbia, Casablanca non c’è legislazione” e che lui “potrebbe lavorare anche in Spagna”.

Il Riesame, tra l’altro, richiama anche un’altra intercettazione di due giorni dopo (il 17 maggio scorso) nella quale Antinori – il quale, a detta dei giudici, ha una “personalità non affidabile e violenta” – parlava con una sua amica dicendole di “volere andare a Merida” in Spagna. Nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto e dal pm Maura Ripamonti, i giudici del Riesame hanno individuato, infatti, oltre ai pericoli di inquinamento probatorio e reiterazione del reato, anche quello “di fuga” a carico del ginecologo che potrebbe continuare a esercitare la sua professione “anche all’estero”.

Per il collegio del Riesame (presieduto da Cesare Tacconi) Antinori, indagato anche per traffico di gameti in un filone di indagine ancora aperto (l’inchiesta sulla presunta sottrazione di ovociti è stata da poco chiusa con una lunga serie di imputazioni), potrebbe “reiterare similari condotte illecite”. E il fatto che la sua clinica sia stata sequestrata “è irrilevante”, in quanto lui potrebbe esercitare “anche altrove” la sua “attività di fecondazione assistita”.

Il ginecologo, come spiegano i giudici, ha dimostrato “cinismo”, “assoluta mancanza di riconsiderazione del proprio operato” e un “comportamento ostile”. Tra l’altro, scrive il Riesame, “ha ripetutamente insultato la persona offesa (la giovane infermiera, ndr) anche intimandole di ritirare la denuncia”. Sempre il Riesame, inoltre, certifica che la donna, a causa del prelievo forzato, ha subito “ecchimosi sul dorso e sugli arti” e altre “lesioni” che dimostrano che la giovane non aveva dato il consenso all’asportazione degli

ovociti.

Sempre a detta dei giudici, poi, la misura di interdizione dalla professione medica che è stata disposta a suo carico assieme a quella degli arresti domiciliari “non tranquillizza”, perché Antinori potrebbe andare ad operare “all’estero”, dove questa misura non avrebbe efficacia. E’ stato lo stesso ginecologo, tra l’altro, a mettere a verbale, durante l’interrogatorio di garanzia, che ha “una clinica a Siviglia”.

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