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Anche la Cina al summit in Vaticano sul traffico di organi, è polemica

Feb 7, 2017

CITTÀ DEL VATICANO. La Cina tenta di usare il Vaticano per coprire i crimini di prelievo forzato di organi. L’accusa viene da uno dei principali gruppi di medici per i diritti umani. Dafoh (Doctors against forced organ harvesting – Medici contro il prelievo forzato di organi) afferma che il vertice organizzato oggi e domani, 7 e 8 febbraio, alla Pontificia accademia delle Scienze in Vaticano sul traffico illecito di organi umani – Summit on organ trafficking and transplant tourism -, non dovrebbe avere luogo senza l’assicurazione che il governo cinese abbia messo fine al suo programma di prelievo di organi.

Al convegno sono stati invitati due esponenti dell’establishment cinese: Wang Haibo, consigliere del Declaration of Istanbul custodian group (organismo incaricato di implementare la Dichiarazione di Istanbul del 2008, contenente linee guida internazionali su espianto e trapianto di organi) e Huang Jiefu, presidente del Comitato nazionale cinese sulla donazione e il trapianto di organi. Ma, sostiene il Dafoh, l’attuazione delle presunte riforme in Cina rimane vaga e non verificata perché mancano ispezioni libere e indipendenti. Quindi, in sostanza, la partecipazione della Cina al vertice arriverebbe nonostante non ci siano ancora prove che le pratiche di prelievo degli organi abbiano davvero avuto fine: «Le presunte riforme in Cina rimangono non verificate per mancanza di trasparenza».

Secondo l’associazione, «Huang Jiefu parteciperà al vertice inficiando la possibilità del vertice stesso di sradicare questa nuova forma di schiavitù», come la chiama Papa Francesco. E ancora: «Senza trasparenza, la verifica delle presunte riforme è impossibile. La responsabilità per i passati abusi sui trapianti non dev’essere ignorata. Senza responsabilità, non c’è motivo di credere alle dichiarazioni del governo della Cina che il prelievo forzato di organi sia giunto a termine. Centinaia di migliaia di praticanti del Falun Gong sono stati sottoposti a esami del sangue e uccisi per i loro organi in Cina. Eppure, invece che indagare su queste urgenti preoccupazioni, le presunte riforme della Cina sono prese per oro colato senza un esame indipendente», ha detto Torsten Trey, direttore esecutivo di Dafoh.

Dafoh invita chi partecipa al vertice, incluse l’Organizzazione mondiale della sanità e la Società dei trapianti, a chiedere a Jiefu e al governo cinese di «verificare che qualsiasi prelievo forzato di organi dai prigionieri di coscienza, incluso i membri del Falun Gong e qualsiasi altro gruppo prigioniero, sia finito e non riprenderà». Di «fornire la prova che siano concluse le pratiche di prelievo forzato di organi in Cina, autorizzate da disposizioni del 1984, dimostrando pubblicamente l’abolizione delle disposizioni del 1984 e facendo una nuova legge che proibisca esplicitamente il prelievo di organi da tutti i prigionieri». Di «fornire il numero dei trapianti annuali per ognuno dei venti ospedali di trapianti autorizzati a Pechino».

Non è la prima volta, in ogni caso, che la Pontificia Accademia riceve critiche per le persone invitate ai suoi convegni. Ovviamente l’istituzione vaticana non invita in modo sprovveduto. La linea è quella di dialogare con tutti, anche senza condividere fino in fondo le politiche delle singole persone o degli Stati che esse rappresentano.

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