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Allarme giustizia: a Napoli i processi iniziano dopo due anni

Ott 13, 2016

L’inchiesta è chiusa, ma il processo comincia fra due anni. Chi si è rivolto alla magistratura per una piccola truffa oppure è finito sotto inchiesta per un abuso edilizio non aggravato o, ancora, è vittima di percosse o di altri reati con pena non superiore ai quattro anni di reclusione, può mettersi l’anima in pace. Se anche il pm chiudesse oggi l’indagine, il rito monocratico non inizierebbe prima del giugno 2018. Con il risultato che, nella stragrande maggioranza dei casi, nonostante la citazione diretta prevista dalla legge, che per questi procedimenti consente al pubblico ministero di rinviare a giudizio senza passare attraverso il filtro dell’udienza preliminare, il fascicolo arriverà davanti al giudice ormai prossimo alla prescrizione. In media, 40 processi a settimana vengono fissati da qui a oltre diciotto mesi.

«A Napoli si celebrano solo i processi con detenuti che hanno, giustamente, una corsia prefenziale. Ma per il resto i tempi sono dilatati in maniera inaccettabile, con gravi ripercussioni sia per gli imputati sia per le persone offese», allarga le braccia l’avvocato Attilio Belloni, presidente della Camera penale. Ma al momento, non si può fare diversamente. L’assegnazione dei processi avviene con l’algoritmo del sistema informatico “Giada”, in uso anche al tribunale di Milano, che individua automaticamente il giudice destinatario del fascicolo e la prima data libera. Nel caso di richieste di rinvio a giudizio per le quali la norma prevede l’udienza preliminare (tutti i reati più gravi) il sistema fissa davanti al gup da un minimo di 50 giorni a un massimo di 90. Per le citazioni dirette davanti al giudice monocratico, il termine va da 120 giorni all’infinito. Per ogni giorno di udienza,vengono assegnati in media sette fascicoli: quattro di rito monocratico, due al gup e uno “di emergenza”, vale a dire con detenuti o con termini prossimi alla prescrizione. Ogni giudice celebra in media 250 processi l’anno, 40 di rito monocratico, e ne definisce con sentenza circa 220.

«I numeri confermano che la produttività dei magistrati del tribunale di Napoli è tra le più elevate d’Italia – spiega Giovanna Ceppaluni, presidente della sezione Misure di prevenzione e coordinatrice del settore penale – ciò nonostante, il carico di lavoro resta pesante e aumenta costantemente a fronte di un organico inadeguato».

La Camera penale, argomenta l’avvocato Belloni «ha sollevato il problema degli organici dei magistrati e del personale amministrativo proclamando due astensioni e avanzando al ministero della Giustizia una richiesta di ispezione straordinaria che non ha avuto alcun riscontro. Non dimentichiamo – aggiunge il penalista – che il 70 per cento dei processi si prescrive nella fase delle indagini. Non a caso, nel progetto di riforma è previsto un termine di tre mesi per l’esercizio dell’azione penale, pena l’avocazione del fascicolo da parte del pg».

In ogni processo, sottolinea il penalista Marco De Scisciolo, «ci sono innanzitutto delle persone che chiedono giustizia, siano esse vittime o parti lese. Assisto un padre imputato di inosservanza degli obblighi di assistenza dei figli minori. La richiesta di fissazione è del 22 giugno 2015, la prima udienza è in programma il 21 settembre 2017. È vero, la pena prevista è bassa. Ma se questa accusa non desta allarme sociale, è pur vero che desta allarme familiare. C’è un padre che ha diritto di essere assolto se innocente e dei figli che, se invece il genitore è colpevole, devono avere giustizia». Il penalista difende anche due sorelle di 85 e 80 anni «denunciate per violenza privata. Hanno chiuso con il catenaccio un cancello di loro proprietà, ma il vicino ritiene di avere diritto di servirsi ugualmente della strada. La richiesta è del 16 marzo 2015, il processo inizierà il 28 settembre 2017. Due anni e mezzo. A questo punto, meglio un’amnistia», conclude De Scisciolo.

Secondo la presidente Ceppaluni, «per uscire da questa situazione andrebbero, innanzitutto, aumentati gli organici dei magistrati, il ministero invece sembra orientato addirittura a diminuire il numero di giudici del tribunale di Napoli. Anche la Procura – rileva la coordinatrice del settore penale – dovrebbe forse iniziare a ragionare in termini di priorità, utilizzando con oculatezza l’azione penale. Tutto questo naturalmente non ci esime dal vigilare sul funzionamento di “Giada”

e dell’algoritmo. Se dovessimo riscontrare la necessità di apportare correttivi, lo faremo certamente. La nuova versione del programma consentirà di ottimizzare i tempi», assicura la presidente. In un quadro così difficile, l’avvocato De Scisciolo non perde un cauto ottimismo: «Non si disperi, la controparte. Le mie assistite, pur avendo 85 e 80 anni, godono di ottima salute. Il 21 settembre 2017 saranno in aula, pronte a difendersi».

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