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Adesso un vero scatto per rilanciare il Paese

Mar 5, 2017

Le fibrillazioni della politica – fra inchiesta Consip e congresso Pd – non devono far perdere di vista al governo e al Parlamento la priorit numero uno del Paese: crescita, crescita, crescita. Ora che le elezioni sembrano tornare all’orizzonte naturale del 2018, il governo Gentiloni tenuto a riprendere il sentiero delle riforme che sar tracciato nel Def e nel Piano nazionale riforme (Pnr) di aprile. L’amore per il Paese davanti a tutto, ha detto ieri il premier ribadendo di voler continuare i su quel cammino. Serve governabilit non certo per galleggiare o tirare a campare con la riproposizione di misure pi o meno avviate, ma per far fare uno scatto al ciclo delle riforme.

Se la sfida non quella degli “zero virgola”, bisogna avere l’ambizione di presentarsi al Paese (e all’Europa) con un programma rinnovato e rivitalizzato di riforme per dare numeri ben pi robusti alla crescita. Il governo deve avere l’ambizione di recuperare quei due punti percentuali di Pil che sono, su orizzonte triennale, l’obiettivo espresso nel Piano nazionale di riforme di un anno fa.

Il governo ha cominciato a lavorare a questo piano e in queste pagine abbiamo raccolto le misure che si stanno mettendo a punto e quelle che ancora non sono definite ma darebbero al Piano nazionale delle riforme e al Def maggiore credibilit. Su alcune misure il governo ha gi cominciato a lavorare, in sede tecnica e con varie ipotesi, in vista del Def, del Pnr e, pi in generale, dell’attivit di governo delle prossime settimane mirata alla crescita. In questa categoria rientra il taglio del cuneo contributivo di 3-5 punti per abbattere il costo del lavoro che dovrebbe entrare nella manovra di autunno ma che al momento sarebbe limitato ai soli neoassunti con una forte riduzione dell’impatto positivo. Altre misure in corso di elaborazione: il decreto legge del ministro Delrio per il rilancio degli investimenti infrastrutturali, la fusione Anas-Fs e le gare del trasporto pubblico locale; la nuova politica energetica del ministro Calenda per abbattere anche su questo fronte i costi delle imprese e far fare al Paese un salto di competitivit; il correttivo del codice appalti che, con la previsione di un periodo transitorio flessibile, dovrebbe contribuire a superare alcune difficolt dei mesi scorsi.

Ci sono altre misure – si pensi alle liberalizzazioni, alle norme per la concorrenza, alla regolazione delle piattaforme digitali per il mercato come Uber – dove bisogna passare dai buoni propositi e dalle enunciazioni generiche di apprezzamento per i benefici del mercato a misure coraggiose per liberare le energie imprenditoriali del Paese. Queste misure sono nell’orizzonte del governo ma hanno bisogno di tradursi in politiche senza ulteriori timidezze: il passaggio alla fase 2 delle gare per la copertura della banda ultralarga (che riguarda anche le imprese e i distretti industriali beneficiari di Industria 4.0), un piano a tappeto di risparmio energetico per gli edifici della pubblica amministrazione, mettendo insieme forze e risorse finora disperse; l’avvio reale del piano Casa Italia per la prevenzione sismica. Ma anche la concretizzazione di misure, pi o meno annunciate, che servano a smaltire pi rapidamente il contenzioso tributario o a riformare il fondo di garanzia per le imprese.

Su un terzo gruppo di misure davvero importanti per la crescita del Paese – riforma della Pa, servizi pubblici locali, taglio delle partecipate, giustizia civile – bisogna completare il percorso avviato con l’obiettivo non di arrivare stancamente al traguardo con gli stessi rimpalli e gli “stop and go” degli anni passati, ma di produrre uno sprint che consenta di portare a casa buone norme e di renderle rapidamente implementabili per dare efficienza e produttivt al sistema produttivo.

In aiuto del governo sono arrivati, in settimana, anche i dati Istat sul 2016 che rivelano in trasparenza cosa abbia funzionato e cosa no delle politiche attivate nei tre anni scorsi dal governo Renzi. In estrema sintesi: i consumi restano fiacchi (+0,2% nel quarto trimestre), gli investimenti totali crescono oltre le previsioni (+1,3% nel quarto trimestre e +2,9% su base annua contro una previsione di +2,2%), gli investimenti pubblici restano una potenzialit di crescita enorme ma ancora non sfruttata con la riduzione di un altro 5,4% (articolato in una crescita di 1,2 miliardi degli investimenti nazionali e una diminuzione di tre miliardi degli investimenti locali).

Non certamente una forzatura trarre da questi dati una prima valutazione dei risultati prodotti dalle politiche messe in atto in questi anni: le politiche a sostegno del reddito (bonus 80 euro) non hanno prodotto crescita rilevante dei consumi; gli investimenti pubblici fondamentali, che restano una leva fondamentale per ripartire dopo gli anni del taglio agli stanziamenti e del patto di stabilit interno stupido, non hanno ancora tradotto in risultati le molte cose buone fatte; il superammortamento e Industria 4.0 sul versante delle imprese e i bonus per i lavori di edilizia in casa sul versante delle famiglie hanno trainato gli investimenti privati, protagonisti inaspettati del 2016.

naturale che il governo Gentiloni invochi una continuit politica rispetto all’importante lavoro riformatore avviato dal governo Renzi – il Paese ne ha bisogno e l’Europa ce la chiede – ma sarebbe un errore non distinguere luci e ombre di quelle politiche. Per impostare anche un salto di qualit, un’accelerazione, con il prossimo Piano nazionale di riforma, necessario concentrare in modo selettivo riforme e spinta politica sulle cose che hanno funzionato (o promettono di funzionare) e tralasciare quelle che non sono risultate cos efficaci (o peggio sono risultate dispersive) ai fini della crescita.

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