• 27 Aprile 2024 9:37

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Acerbi lascia il ritiro dell’Italia e nega la frase razzista

Mar 18, 2024

AGI – “Non ho detto nessuna frase razzista, questo è poco ma sicuro, sono molto sereno”: è la precisazione di Francesco Acerbi al termine di una giornata turbolenta per il difensore dell’Inter, costretto a lasciare il ritiro azzurro per il caso di una presunta espressione razzista nei confronti di Juan Jesus, in Inter-Napoli. “Posso sicuramente dire che frasi razziste dalla mia bocca non ne sono uscite”, ha assicurato il 36enne, “da 20 anni che gioco a calcio e so quello che dico”. Acerbi ha abbandonato Coverciano, dove la nazionale si è radunata in vista delle due amichevoli negli Stati Uniti, e al suo posto è stato chiamato il difensore della Roma Gianluca Mancini, che faceva già parte della lista dei pre convocati.

 

La Figc ha fatto sapere che la decisione è stata presa “per garantire la necessaria serenità alla Nazionale e allo stesso calciatore” ma non si è sbilanciata su eventuali responsabilità spiegando che Acerbi ha chiarito al ct Luciano Spalletti e ai compagni “la propria versione sulla presunta espressione razzista segnalata” dal difensore brasiliano da cui è emerso che “non vi è stato da parte sua alcun intento diffamatorio, denigratorio o razzista”. In ogni caso, viene precisato, la Figc aprirà un‘inchiesta sul caso e in caso di condanna le sanzioni per offese razziste prevedono minimo 10 giornate di squalifica. Era stato lo stesso Juan Jesus a riferire del presunto insulto, intervistato su Dazn da Diletta Leotta: “Acerbi è andato oltre con le parole ma poi ci siamo chiariti: tutto finito, sono cose di campo”, aveva detto mentre qualcuno aveva interpretato il suo labiale mentre segnalava la cosa all’arbitro come la parola “neg..o”.

 

L’Inter da parte sua ha preso atto del comunicato della Figc e si è riservata di avviare “quanto prima un confronto con il proprio tesserato al fine di far luce sulle esatte dinamiche di quanto accaduto” a San Siro. Lo stesso ct Spalletti in conferenza stampa ha rimandato al comunicato: “Per quello che mi ha detto Francesco non è un episodio di razzismo, vorrei difendere i calciatori per quelle che sono cose che gli vengono attribuite”. “Dobbiamo fare attenzione a tutto quello che diciamo o facciamo, molto di più quando facciamo parte della Nazionale. “È un dispiacere enorme prendere decisioni su questi episodi qui”, ha aggiunto, “ora abbiamo messo in difficoltà Acerbi, per noi è un calciatore importante, ci dispiace non averlo da un punto di vista umano. Per quello che ci ha dimostrato è un grande professionista”.

 

Il presidente dell’Assocalciatori, Umberto Calcagno, ha invitato e evitare strumentalizzazioni sul caso: “La lotta al razzismo deve essere condotta senza se e senza ma”, ha dichiarato a Radio Sport Anch’io, “sono episodi da condannare. Si tratta di uno dei ragazzi (ndr, Acerbi) più sereni, più buoni e che più si spende per gli altri nel nostro mondo. Non voglio banalizzare l’accaduto, ma dobbiamo stare attenti a non strumentalizzare. Abbiamo maggiori responsabilità, ma dobbiamo ricordarci che i calciatori sono vittime e non certo da compagni di squadra o avversari”. 

AGI – “Non ho detto nessuna frase razzista, questo è poco ma sicuro, sono molto sereno”: è la precisazione di Francesco Acerbi al termine di una giornata turbolenta per il difensore dell’Inter, costretto a lasciare il ritiro azzurro per il caso di una presunta espressione razzista nei confronti di Juan Jesus, in Inter-Napoli. “Posso sicuramente dire che frasi razziste dalla mia bocca non ne sono uscite”, ha assicurato il 36enne, “da 20 anni che gioco a calcio e so quello che dico”. Acerbi ha abbandonato Coverciano, dove la nazionale si è radunata in vista delle due amichevoli negli Stati Uniti, e al suo posto è stato chiamato il difensore della Roma Gianluca Mancini, che faceva già parte della lista dei pre convocati.
 
La Figc ha fatto sapere che la decisione è stata presa “per garantire la necessaria serenità alla Nazionale e allo stesso calciatore” ma non si è sbilanciata su eventuali responsabilità spiegando che Acerbi ha chiarito al ct Luciano Spalletti e ai compagni “la propria versione sulla presunta espressione razzista segnalata” dal difensore brasiliano da cui è emerso che “non vi è stato da parte sua alcun intento diffamatorio, denigratorio o razzista”. In ogni caso, viene precisato, la Figc aprirà un’inchiesta sul caso e in caso di condanna le sanzioni per offese razziste prevedono minimo 10 giornate di squalifica. Era stato lo stesso Juan Jesus a riferire del presunto insulto, intervistato su Dazn da Diletta Leotta: “Acerbi è andato oltre con le parole ma poi ci siamo chiariti: tutto finito, sono cose di campo”, aveva detto mentre qualcuno aveva interpretato il suo labiale mentre segnalava la cosa all’arbitro come la parola “neg..o”.
 
L’Inter da parte sua ha preso atto del comunicato della Figc e si è riservata di avviare “quanto prima un confronto con il proprio tesserato al fine di far luce sulle esatte dinamiche di quanto accaduto” a San Siro. Lo stesso ct Spalletti in conferenza stampa ha rimandato al comunicato: “Per quello che mi ha detto Francesco non è un episodio di razzismo, vorrei difendere i calciatori per quelle che sono cose che gli vengono attribuite”. “Dobbiamo fare attenzione a tutto quello che diciamo o facciamo, molto di più quando facciamo parte della Nazionale. “È un dispiacere enorme prendere decisioni su questi episodi qui”, ha aggiunto, “ora abbiamo messo in difficoltà Acerbi, per noi è un calciatore importante, ci dispiace non averlo da un punto di vista umano. Per quello che ci ha dimostrato è un grande professionista”.
 
Il presidente dell’Assocalciatori, Umberto Calcagno, ha invitato e evitare strumentalizzazioni sul caso: “La lotta al razzismo deve essere condotta senza se e senza ma”, ha dichiarato a Radio Sport Anch’io, “sono episodi da condannare. Si tratta di uno dei ragazzi (ndr, Acerbi) più sereni, più buoni e che più si spende per gli altri nel nostro mondo. Non voglio banalizzare l’accaduto, ma dobbiamo stare attenti a non strumentalizzare. Abbiamo maggiori responsabilità, ma dobbiamo ricordarci che i calciatori sono vittime e non certo da compagni di squadra o avversari”. 

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