• 19 Aprile 2024 19:05

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Acciaio, resa dei conti su Piombino: ultimatum del governo a Rebrab

Apr 16, 2017

ROMA – Trascorrono le feste pasquali accampati nell’aula consiliare del Comune di Piombino. Giorno e notte con sacchi a pelo e casse di acqua minerale. Sono lì da oltre una settimana e ci rimarranno fino a mercoledì mattina, quando saliranno sui pullman e andranno a Roma per presidiare la sede del ministero dello Sviluppo Economico, forse Palazzo Chigi. Sono gli operai dell’acciaieria ex-Lucchini (oggi si chiama Aferpi) che combattono l’ultima battaglia per salvare la fabbrica, il futuro appeso a progetti o ipotesi industriali ancora aleatori, sfuggenti: il piano di rilancio dell’imprenditore algerino Issad Rebrab, attuale proprietario dell’Aferpi; i sondaggi del gruppo indiano Jindal; gli interessamenti britannici della British Steel e di Liberty House. Congetture contrapposte al silenzioso deserto degli impianti dove si affaccia il Cotone, il vecchio quartiere operaio di Piombino: funziona soltanto un laminatoio, riattivato ad inizio aprile per evitare il pagamento delle penali che sarebbero scattate se saltava la fornitura di rotaie alle Ferrovie dello Stato.

Mercoledì, appunto, è fissato un incontro al Mise tra il governo e Rebrab e l’impressione è quella dell’ultima spiaggia. Almeno per il piano industriale dell’algerino che si era presentato nel 2014 con un progetto da un miliardo di euro, comprensivo del rilancio dell’acciaieria e della diversificazione nell’agroindustriale e nella logistica, senza poi dare un seguito concreto alle promesse iniziali e ritrovandosi addirittura a fare i conti con la penuria di circolante per l’acquisto delle materie prime. Certo, i circa 2.200 operai non hanno perso il posto, ma ogni giorno entrano in fabbrica con in tasca il contratto di solidarietà e senza molto lavoro da svolgere. Per non parlare della paralisi dell’indotto. Un limbo destinato a interrompersi con l’imminente scadenza della legge Marzano e con l’esaurimento degli ammortizzatori sociali in caso di mancata continuità produttiva dell’azienda. “L’incontro di mercoledì non potrà e non dovrà essere interlocutorio – spiegano fonti governative -: Rebrab dimostri una volta per tutte di disporre della liquidità necessaria all’attività industriale e di aver fatto davvero gli ordinativi dei materiali per la realizzazione del nuovo forno”. Aria da ultimatum anche alla Regione Toscana: “Rebrab è in grande ritardo nell’attuazione del piano – dice il governatore, Enrico Rossi -. L’importante è che lui, o chiunque altro, confermi il progetto di rilancio dell’acciaieria e che il governo faccia la sua parte, magari coinvolgendo la Cdp o attivandosi con lo Stato algerino”.

Tra i lavoratori e nel sindacato ormai da qualche settimana la preoccupazione ha lasciato il posto all’allarme rosso che la sottosegretaria allo Sviluppo, Teresa Bellanova, ha cercato di alleviare telefonando agli operai accampati nel Comune e ribadendo l’impegno del governo. “Ma il tempo sta passando tra un diversivo e l’altro di Rebrab – dice il leader dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli – e sul tavolo le carte vengono cambiate ogni volta. Intanto non si è mossa una sola ruspa sul terreno dello stabilimento che, secondo i progetti, andava bonificato. Stesso discorso per lo smantellamento delle strutture propedeutico alla riconversione di parte della fabbrica e alla costruzione del nuovo forno”.

Se mercoledì non arriveranno garanzie concrete dall’imprenditore algerino, si aprirà ufficialmente una crisi dagli esiti imprevedibili. Anche perché le ipotesi alternative restano ancora defilate sullo sfondo. Nel caso di Jindal, tutto dipende dalla vittoria o meno della cordata alla quale partecipa il gruppo indiano nella partita per l’aggiudicazione dell’Ilva. Ancora più esile la consistenza delle altre due piste: British Steel (holding creata dal fondo Greybull Capital per rilevare il business dei lunghi dalla Tata) si è affacciata in Italia con un centro logistico a Lecco ha contattato Rebrab per una eventuale partnership industriale a Piombino. Anche Liberty House (gruppo inglese specializzato in commodities fondato dall’indiano Sanjeev Gupta) ha avuto uno scambio di idee con Rebrab per un possibile affiancamento su Piombino, a conferma indiretta delle difficoltà dell’imprenditore algerino. Congetture, suggestioni. Ma per gli operai non è più tempo di ipotesi: in ballo c’è il posto di lavoro e l’economia di un intero territorio. Migliaia di famiglie che chiedono di riappropriarsi del futuro. “Difendiamo la nostra dignità”, dice Graziano Martinelli, rappresentante della Rsu, prima di rientrare in Comune per un’altra lunga notte del presidio.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close