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I mercati rivalutano Trump, Il Dow Jones sale al nuovo record ma il Nasdaq non ha fiducia

Nov 11, 2016

MILANO – Ore 9:15. Come i previsori politici, anche gli analisti finanziari sembrano spiazzati di fronte alla reazione dei mercati all’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti. Dopo il panico iniziale per la notizia inattesa, che sembrava aprire scenari catastrofici per i listini azionari, si è verificata una vera e propria “inversione a U” nelle sale operative: il recupero è partito già da Wall Street e ha poi trascinato le Borse asiatiche. I listini orientali, dopo il crollo di ieri, hanno rivalutato l’affermazione del Tycoon e la Borsa di Tokyo ha terminato le contrattazioni in rialzo del 6,72%. Hong Kong è avanzata dell’1,9%, Shanghai ha segnato un progresso dell’1,3%. I listini europei si accodano e aprono in netto recupero: Milano sale dello 0,8%, mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi è stabile a 155 punti base con un rendimento del decennale italiano all’1,77%. Francoforte aggiunge lo 0,6%, come Parigi, e Londra lo 0,7%.

“Il mercato ha fatto un completo dietrofront”, ha spiegato a Bloomberg Jonathan Golub di Rbs, che pure riteneva che una vittoria di Trump avrebbe schiacciato lo S&P500 di 10 o 12 punti percentuali. “E’ come se il mercato si fosse concentrato sull’agenda economica di Trump piuttosto che sulla sorpresa elettorale”. In effetti, in un primo momento lo S&P500 sembrava destinato al tracollo, con i future giù del 5% mentre venivano contati i voti ed era chiara la sconfitta di Hillary Clinton. Poi il discorso dai toni “presidenziali” di Trump e il focus sulla prosperità economica – con la promessa di tagli alle tasse e investimenti pubblici – ha rimesso le ali ai listini. Ma rischia di essere un periodo d’intensa volatilità, anche perché una simile politica economica è di dubbia fattibilità, a meno di far traballare la finanza pubblica americana. “Nelle prossime giornate si assisterà ad un graduale assestamento delle quotazioni azionarie”, ha pronosticato Alessandro Allegri da Ambrosetti Am.

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Marco Vailati, responsabile ricerca di Cassa Lombarda, ha sottolineato in uno studio che il programma economico di Trump porterebbe lo 0,21% di Pil di crescita aggiuntiva in un orizzonte decennale, ma anche 7mila miliardi di dollari di debito in più. Difficile assistere a una sua completa realizzazione, per quanto la vittoria repubblicana sia piena nelle due Camere. “Superata la brevissima fase di turbolenza, la maggiore crescita dovrebbe sostenere l’azionario e portare anche inflazione, con la Fed in azione”: possibile, dunque, che dopo un iniziale congelamento, la Banca centrale arrivi ad accelerare le strette sui tassi con il dollaro in rafforzamento. Dalla consigliera economica di Trump, Judy Sheldon, è arrivata intanto una dichiarazione di distensione verso Janet Yellen: nessuna pressione, ha assicurato al Wsj, per le dimissioni della governatrice.

Oltre allo sguardo sull’America, l’agenda macro odierna prevede la produzione industriale italiana e il Bollettino “Moneta e Banche” di Bankitalia. Dagli Usa arrivano invece le nuove richieste di sussidi per la disoccupazione. In Giappone, gli ordinativi di macchinari ‘core’ sono calati a settembre del 3,3% mensile, più delle attese. Da segnalare, a Piazza Affari, l’utile dei nove mesi di Generali in calo del 5,9% a 1,6 miliardi. Sempre nei nove mesi, l’utile di Erg è salito del 9% a 83 milioni e gli obiettivi per l’intero anno sono stati rialzati.

Il cambio euro-dollaro è stabile a quota 1,09436 dopo gli scossoni di ieri. Il biglietto verde risulta stabile anche rispetto alla sterlina a quota 1,24128. Nel cambio con lo yen il rapporto è di 105,435. Tra le asset class che recuperano terreno c’è anche il petrolio, con il Brent a +0,76% a 46,71 dollari al barile, mentre il Wti sale dello 0,38% a 45,44 dollari al barile. Come accennato, ineri sera gli indici di Wall Street sono partiti in ribasso, poi hanno preso slancio sfiorando nuovi record: a fine seduta il Dow Jones Industrial ha segnato +1,40% a 18.589 punti e il Nasdaq +1,11% a 5.251.

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