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I 5Stelle: «Palazzo Chigi a Conte». No del Pd, spunta l’ipotesi Draghi – Il Messaggero

Ago 18, 2019

ROMA La trattativa comincia. Dopo giorni di segnali di fumo, whatsapp e telefonate, i 5Stelle giocano la prima carta. E non la scoprono sul tavolo di Matteo Salvini che, dopo aver innescato la crisi, cerca disperatamente di rientrare in partita cedendo ieri anche sul fronte dei migranti. Il Movimento gioca la carta con il Pd. Meglio, con quella coalizione larga aperta a Leu, +Europa, etc. che renderebbe meno imbarazzante – sia ai dem che ai grillini – l’eventuale alleanza per un governo di legislatura.

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Ebbene, i 5 Stelle aprono la trattativa con una richiesta secca: il premier del nuovo esecutivo deve essere Giuseppe Conte. Perché è l’unico in grado di tenere unito il Movimento. Perché, a differenza dei titubante Luigi Di Maio, ha marcato un solco profondissimo con Salvini: «E’ sleale, non ha senso delle istituzioni, con lui ho definitivamente chiuso». E perché, mentre i 5stelle annaspano, il presidente del Consiglio è all’apice nella graduatoria del consenso: «Conte ha un gradimento trasversale pazzesco nel Paese», dice un alto dirigente del Movimento, «il suo post di Ferragosto contro Salvini ha ottenuto 317mila like e 81mila commenti. E pensate che il record di Di Maio è di 98mila like e quello del capo della Lega di poco più di 100mila». Numeri che per chi, come i 5Stelle, vivono di comunicazione e social, sono «un’investitura indiscutibile».

La scelta di puntare su Conte non è solo di Di Maio. A sostenerla sono Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Roberto Fico e i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva, oltre alla stragrande maggioranza dei parlamentari grillini. Però, come in tutte le trattative, a maggior ragione se non si vuole correre il rischio di precipitare verso elezioni che dimezzerebbero (nella migliore delle ipotesi) il numero dei parlamentari, anche i 5Stelle non escludono subordinate: «Noi siamo per Conte o niente. Certo, se poi fosse Giuseppe a dire di voler fare un’altra cosa, ad esempio il commissario europeo, dovremmo accettare la sua scelta».

Il premier, che ha saldamente in mano il boccino della crisi per ora non si sbilancia sul proprio destino. Ma oltre a dire addio a Salvini, in queste ore ha fatto filtrare di vedere di buon occhio un patto di legislatura e di coalizione con il Pd, Leu, +Europa, etc. C’è chi dice per candidarsi, come vorrebbe il Movimento, a restare a palazzo Chigi. E chi perché attratto dalla prospettiva di fare il commissario europeo per 5 anni.

ZINGARETTI SOLO

Di certo, c’è che il Pd è meno arrendevole di quanto credono i 5Stelle. Perché il segretario Nicola Zingaretti – sostenuto ormai solo da Carlo Calenda, Paolo Gentiloni si sarebbe sfilato – resta scettico sulla trattativa: «Ho detto e ripeto che dobbiamo prepararci alle elezioni», confida, «tanto più perché Di Maio, segretamente, sta cercando di ricucire con Salvini. Altro che mai più con la Lega!». E perché anche l’ampio fronte dem, guidato da Matteo Renzi e Dario Franceschini e benedetto da Enrico Letta e dai padri nobili Romano Prodi e Walter Veltroni, non ha alcuna voglia di fare un governo con Conte presidente del Consiglio.

«Per mettere su un esecutivo forte e di legislatura, serve una marcata discontinuità e questa non può avvenire con la sostituzione in corsa dei ministri leghisti con i nostri», spiega un altissimo esponente del Pd vicino a Renzi. E aggiunge: «I 5Stelle devono capire che bisogna andare su un premier autorevole e terzo. Pensiamo a Raffaele Cantone, che piace anche ai grillini. Oppure a Mario Draghi, molto apprezzato da Mattarella. Se il presidente della Bce, che scade tra due mesi, potrebbe accettare di buttarsi in questo caos? E’ probabile, visto che dopo aver fatto il premier, nel 2022 potrebbe essere eletto capo dello Stato».

Suggestioni. Tanto più perché i grillini molto difficilmente potrebbero dire sì al presidente uscente della Banca centrale Ue, considerato la massima espressione dell’establishment europeo. Perché, a giudizio di un altro esponente dem, «l’avvento di Draghi potrebbe ricordare a una parte dell’opinione pubblica l’esperienza Monti, dimenticando che da presidente della Bce Draghi ha salvato il Paese». E perché un governo che deve davvero durare fino al 2023, per forza di cose richiederebbe un premier politico. E qui la trattativa, già estremamente difficile tra 5Stelle e Pd, rischia di arenarsi completamente. A quel punto ci sarebbero solo le elezioni: il miraggio di Salvini.

«NIENTE VETI»

Ma chi, come Renzi e Franceschini, sta trattando non si arrende. Così sostiene che «Conte va accontentato e non umiliato», offrendogli il prestigioso incarico di commissario europeo. Così dice che «Di Maio non va lasciato fuori dal governo: se metti i veti salta tutto». E per la stessa ragione evita di puntare su Fico come premier: «E’ vero che Franceschini potrebbe incassare la presidenza della Camera, ma è anche vero che così ammazzeresti Di Maio e verrebbe giù tutto». In più, se la trattativa dovesse andare avanti, bisognerà indicare il vicepremier in quota Pd: «Zingaretti? La De Micheli? Orlando? Franceschini? Difficile uscirne». «E pensate cosa accadrà quando si tratterà di scegliere ministri e di decidere il programma», dice un altro alto esponente dem che conduce la trattativa, «difficile uscirne vivi. Ma vale la pena di provarci per non consegnare l’Italia a Salvini, che su ordine di Putin spingerebbe il Paese fuori dall’Europa».

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