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Airbnb, una clausola contro pregiudizi e discriminazione

Nov 2, 2016

Da qualche tempo Airbnb, la piattaforma per cercare o offrire alloggio per brevi periodi deve fare i conti con pregiudizi e discriminazioni ed ha quindi deciso di passare alle vie di fatto: da ieri agli iscritti al momento del log-in sarà proposta la sottoscrizione di una clausola che li impegna a non discriminare in base a razza, religione, origine nazionale, etnia, disabilità, sesso, identità di genere, orientamento sessuale o età, in modo da assicurare che tutti siano trattati con rispetto e senza pregiudizi.

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Chi non accetterà l’impegno non potrà ospitare o prenotare viaggi attraverso la piattaforma Airbnb, e sarà libero di cancellare il proprio account, perdendo anche gli eventuali viaggi già prenotati. Chi cancellerà il proprio account potrà ancora fare ricerche su Airbnb, ma non potrà più prenotare alloggi o ospitare viaggiatori.

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La decisione è arrivata a seguito a un aumento esponenziale di casi di discriminazione segnalati dagli utenti e a milioni di transazioni perse: un rischio di crollo che una realtà presente in 34 mila città e 191 Paesi non poteva permettersi. Dopo aver finanziato quindi uno studio indipendente condotto da Laura Murphy dell’American Civil Liberties Union, i vertici di Airbnb hanno deciso che la situazione non era risolvibile senza un intervento dall’alto.

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Sul Web del resto Airbnb non è l’unica ad avere problemi simili e ad aver adottato soluzioni di questo tipo e questo ovviamente non è dovuto a una differenza antropologica tra chi frequenta i social network e il resto del mondo ma semplicemente a una mancanza di leggi in materia. In questo modo invece Airbnb non ha fatto altro che dotarsi di uno standard di riferimento che equivale a stabilire leggi interne di applicazione semplice e veloce.

Airbnb però sa anche che quando diventi una realtà globale ti trovi ad operare in stati in cui discriminare in base a origine sociale, sesso o stato civile è permesso quando non addirittura imposto, per questo in alcuni Paesi la clausola specificherà che il sito non sta chiedendo ai propri host di violare le leggi locali o di intraprendere azioni che potrebbero renderli per legge perseguibili.

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Insomma ovviamente la nuova clausola sarà valida ed avrà efficacia soltanto in quelle nazioni in cui l’uguaglianza è già sancita dalle leggi correnti, ma costituisce comunque una premessa importante, voi cosa ne pensate?

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