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Grecia ok agli aiuti, ma il Fmi lascerà la Troika: Berlino non vuole il taglio del debito

Ott 9, 2016

MILANO – Il salvataggio della Grecia fa un altro piccolo passo avanti ma resta ostaggio delle elezioni tedesche dell’autunno 2017 e incassa il mezzo addio del Fondo monetario internazionale. Lo sblocco dell’ennesima tranche di aiuti da 2,8 miliardi prevista nell’Eurogruppo di domani è andata in porto con il solito copione: Atene ha approvato tutte le misure richieste in Zona Cesarini. Le quindici riforme imposte dall’ex Troika sono state tutte approvate in Parlamento, compresa la creazione del contestatissimo fondo per le privatizzazioni sotto cui sono state fatte confluire le municipalizzate di acqua ed energia. La Ue quindi dovrebbe dare l’ok senza problemi, al limite rateizzando il prestito nell’ambito del terzo piano di sostegno da 86 miliardi.

La cura lacrime e sangue imposta alla Grecia però continua a funzionare a metà. L’economia si è stabilizzata dopo aver perso un quarto del suo valore e il governo di Alexis Tsipras prevede un rialzo del Pil del 2,8% per il 2017. Ma tutti gli altri indicatori restano drammatici. La disoccupazione è attorno al 24%, un ragazzo su due, tra i 18 e i 25 anni, è senza lavoro, il potere d’acquisto è crollato del 30% e sulle spalle del paese grava un pesantissimo debito pari al 176% del Pil. La crisi di Atene, insomma, è tutt’altro che risolta anche se la Brexit e le difficoltà di Bruxelles l’hanno fatta un po’ uscire dai riflettori.

L’esecutivo di Atene, dopo le prove di buona volontà garantite ai creditori dopo il referendum del giugno 2015, spera a questo punto di incassare quello che sta più a cuore a Tsipras: quella ristrutturazione del debito che ridarebbe un po’ di fiato a Syriza, il suo partito, tranquillizzando una minoranza interna un po’ in subbuglio per i bocconi amari che continua a mandare giù e ribaltando i sondaggi che al momento vedono in largo vantaggio il centro-destra di Nea Demokratia. Il taglio dell’esposizione però, purtroppo per i cittadini ellenici, è destinato per ora a rimanere una speranza. Anche perché il più prezioso alleato della Grecia su questo fronte, l’Fmi, sta per alzare bandiera bianca.

“Il paese ha bisogno urgente di altre riforme, in primis la messa in sicurezza del sistema pensionistico – ha detto venerdì il numero uno del Fondo per l’Europa Paul Thomsen -. Per rendere il piano di salvataggio davvero sostenibile, tuttavia, bisogna che nello stesso tempo l’Europa dia un taglio consistente alla sua esposizione”. Appello respinto al mittente dagli uomini vicini al ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che non hanno alcuna intenzione di mettere mano a un dossier molto indigesto agli elettori tedeschi che andranno alle urne nell’autunno 2017. “Atene – hanno ricordato – non pagherà interessi sul suo debito per molti anni grazie alle concessioni dei creditori”.

Il risultato di questa impasse è la probabile uscita di scena parziale dell’Fmi dalla Troika. Secondo indiscrezioni della Reuters, Washington potrebbe defilarsi dal piano di salvataggio in tempi brevi, mantenendo solo una presenza formale – su richiesta di Berlino – al tavolo delle trattative. Non metterebbe più un soldo, ma farebbe da advisor sui punti più delicati. Un modo un po’ ipocrita per consentire a Christine Lagarde di presentarsi al suo board dicendo che gli aiuti sono sospesi (come richiesto da molti paesi) vista l’impraticabilità del piano per la Grecia e per permettere a Schaeuble di garantire al Parlamento tedesco che il Fondo è ancora pienamente parte del salvataggio.

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