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Mondonico, l’allenatore che portò la classe operaia (del calcio) in paradiso

Mar 29, 2018

Pragmatismo prima di tutto. Poi il genio che deve essere premiato sempre, anche quando si porta dietro la sua bella dose di sregolatezza. E quella caparbiet implacabile, quel non finita finch non finita che faceva di lui una specie di eroe romanzesco, quasi un Masaniello padano, la classe operaia che va in paradiso applicata al rettangolo di gioco.

Emiliano Mondonico era l’ala destra della Cremonese dalla testa calda che si fa espellere per stare fermo un turno e avere la possibilit di godersi il concerto dei Rolling Stones al Palalido. L’allenatore del Torino che, in finale di Coppa Uefa ad Amsterdam, solleva una sedia al cielo per protestare contro un arbitraggio a senso unico. Per tifosi ed estimatori era semplicemente Mondo, diminutivo che si portava dietro un’idea di profonda purezza (Omnia munda mundis, si diceva una volta) e assoluta diversit , perch Mondo era un mondo a s rispetto ai colleghi magari pi illustri e blasonati. Se n’ andato oggi all’et di 71 anni, dopo sette trascorsi a combattere contro il cancro, una bestia che ha sempre affrontato a viso aperto. Come amavano giocare le sue squadre.

L’ala destra rock and roll

Nativo di Rivolta d’Adda, figlio del proprietario della trattoria in riva al fiume, arriv al calcio come succedeva sempre ai ragazzi del Dopoguerra: in oratorio. Cresce nella Rivoltana, poi approda al professionismo con la Cremonese. Esordio in A con il Torino, poi Monza in B e di nuovo massima serie con l’Atalanta, per arrivare a chiudere la carriera a Cremona, l dov’era cominciata. Era l’idea platonica di ala destra, un piccolo George Best precipitato nella provincia padana: piedi raffinati, idee illuminanti ma attitudine rock and roll, non sempre in sintonia con le logiche del gioco pi bello del mondo. Della serie: faccio la differenza quando voglio, per devo averne voglia.

La differenza Mondo la far eccome, ma da allenatore. Si fa le ossa con la Cremonese, poi si piazza nono in A con il Como e, a partire dalla stagione ’87/’88, ha l’onore di guidare l’Atalanta di Stromberg che milita in B ma, da finalista 1987 di Coppa Italia, ha il diritto di disputare la Coppa delle Coppe. in questo preciso momento della storia che Mondonico scrive per la prima volta un pezzo di storia: i nerazzurri arriveranno in semifinale, abdicando soltanto di fronte ai belgi del Malines che quell’anno la Coppa delle Coppe la vinceranno. A Bergamo, con un 4-4-2 all’insegna del pragmatismo, Mondo apre un piccolo ciclo. In serie A sono gli anni del Napoli di Maradona, del Milan di Sacchi e dell’Inter dei record ma l’Atalanta si piazza sesta nell’89 e settiman nel ’90.

E cos sale di panchina, va a Torino di patron Borsano, dove trova un giocatore che un erede ideale del Mondonico giocatore: Gianluigi Lentini. Ci sono anche Mussi e Fusi in difesa, l’ex madridista Martin Vasquez, la promessa mancata dell’Inter Vincenzino Scifo, il bomber di riserva del Brasile Casagrande e un giovanissimo Christian Vieri. E scusate se poco. Quel Toro, nell’annata magica ’91/’92, arriva terzo in campionato e finalista di Coppa Uefa dietro l’Ajax, dopo aver eliminato il Real. La sua carriera andr avanti con ritorni, meno fortunati, a Bergamo e Torino, le esperienze al Sud, tra Napoli e Cosenza, l’Albinoleffe, nei primi anni Duemila realt emergente di B a due passi da casa. Finale di carriera ad allenare i ragazzini di Rivolta, ex tossicodipendenti ed ex alcolisti, perch Mondo, al contrario di tanti colleghi, sapeva benissimo cos’ il mondo l fuori. Salutiamolo con una citazione. Stagione 2000/2001, Mondonico eredita da Zeman la panchina di un Napoli inesorabilmente avviato alla retrocessione. Nel mercato di riparazione arriva Edmundo, ’o Animal, ma un’altra bestia rara, uno di quelli che giocano solo se hanno voglia. A poche settimane di permanenza sotto il Vesuvio, Edmundo fa sapere dell’intenzione di concedersi una parentesi in Brasile per festeggiare il Carnevale. Scandalo al sole: in citt non si parla d’altro. Mondonico getta acqua sul fuoco: Se domenica Edmundo gioca, segna e vinciamo, ce lo accompagno io in Brasile per il Carnevale.

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