• 20 Dicembre 2025 17:25

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

italiani sempre più anziani (e soli), tante le cronicità

Dic 19, 2025

AGI – Inciampando tra cronicità, scarsa prevenzione e stili di vita sempre più nordeuropei, l’Italia ha un volto sempre più vecchio (l’età media della popolazione, che è pari a 46,6 anni nel 2024 si stima raggiungerà i 50,8 anni nel 2050) e arranca spesso su facilità di accesso e qualità delle cure. Gli anziani sono sempre più soli: il 40% vive questa condizione (1,3 milioni di uomini ultra 65enni e 3,1 milioni donne) e, circa 1,3 milioni over 75 anni, non ricevono un aiuto adeguato in relazione ai bisogni della vita quotidiana e alle necessità di tutti i giorni. E’ questa in estrema sintesi la situazione che emerge dalla XXII edizione del Rapporto Osservasalute (2025), un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane presentata oggi a Roma all’Università Cattolica.

Le malattie croniche

Stando ai risultati del documento dilagano le malattie croniche e, con queste, cala la qualità di vita delle persone. Ne è un esempio la quota di chi esprime un basso livello di soddisfazione per la propria vita, che quasi raddoppia in caso di una o più malattie croniche (multimorbilità): il 19,1% delle persone con cronicità si dichiara insoddisfatto, contro il 10,4% dei coetanei senza malattie croniche; analogamente accade per il grado di insoddisfazione del proprio tempo libero (36,1% vs 19,4%).

Tra i più giovani fino a 44 anni l’impatto negativo appare ancora più marcato, con la quota delle persone insoddisfatte della propria salute che addirittura quintuplica in questa fascia di età. La malattia cronica più diffusa è l’ipertensione: nel 2023 sono circa 11 milioni le persone che dichiarano di soffrirne, pari al 18,9% dell’intera popolazione (quasi uno su 5). Tra gli anziani si stima che una persona su due sia ipertesa. Malattie croniche soprattutto femminili sono artrosi, artrite e osteoporosi, di cui soffre oltre una donna su 5 (22,6%), contro il 10,5% dei maschi. Nel complesso queste malattie colpiscono quasi 10 milioni di persone (16,7%), di cui circa 6 milioni 500 mila sono over 65 anni (46,3%). 

“Le cronicità – si legge nel report – sono figlie di cattivi stili di vita e poca prevenzione: gli italiani tentennano, infatti, sugli stili di vita, dall’alcol – dove la modalità principale di consumo è divenuta quella tipica del Nord Europa, caratterizzata da un consumo meno regolare, spesso concentrato nel fine settimana e associato a birra e superalcolici, con una diffusione del consumo occasionale passata dal riguardare il 41,2% della popolazione di 11 anni o più nel 2013, al 48,9% nel 2023; analogamente, è aumentato il consumo fuori dai pasti (da 25,8% a 32,4%) – al cibo”.

Come si nutrono gli italiani

Infatti, gli italiani sono sempre meno fedeli alla dieta mediterranea: mentre il mondo guarda al modello mediterraneo come riferimento salutare e sostenibile, gli italiani sembrano progressivamente allontanarsene

Meno di un italiano su 5 (18,5%) resta davvero fedele alla dieta mediterranea. Nel 2023, il consumo quotidiano di frutta e verdura è dichiarato da circa otto persone su dieci. Ma di questi solo il 5,3% raggiunge le 5 porzioni al giorno.

Sovrappeso e diabete

Non sorprende quindi che quasi la metà degli italiani, il 46,4%, vive una condizione di sovrappeso o obesità.

Oltre al sovrappeso, c’è un’altra patologia metabolica che sta assumendo i connotati dell’emergenza sanitaria, specie se posta in relazione ai relativi costi sanitari: il diabete, che nel biennio 2022-2023 ha interessato circa il 5% della popolazione adulta di età 18-69 anni, ma probabilmente si tratta di una sottostima.

La prevalenza di persone con diabete cresce con l’età, con valori pari al 2% nelle persone con meno di 50 anni, e quasi del 9% fra le persone di età 50-69 anni; si tratta di una patologia più frequente fra gli uomini rispetto che fra le donne (5,3% vs 4,4%), e nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche (quasi del 16% fra chi non ha alcun titolo di studio o al più la licenza elementare, e valori pari al 9% fra le persone con molte difficoltà economiche).

Ne consegue una spesa sanitaria non indifferente: infatti, si stima che nel 2022 il 15,1% della spesa annua sostenuta per l’ospedalizzazione di individui con patologie croniche (pari a 445,3 milioni di euro) si debba al diabete di tipo 2, mentre l’1,9% al diabete di tipo 1. Questo dato è aggravato inoltre dalla presenza di una significativa variabilità territoriale nell’organizzazione e nell’accesso ai servizi diabetologici, con la persistenza di disuguaglianze nell’assistenza legate a fattori geografici, socio-economici e organizzativi. 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close