• 14 Marzo 2025 17:02

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Notte in strada per gli abitanti di Bagnoli per paura di un nuovo terremoto

Mar 14, 2025

AGI – Incertezza, lunghe attese per le verifiche degli edifici privati e quindi delle abitazioni, poche informazioni e in parte anche sbagliate. A Bagnoli, quartiere dell’area occidentale di Napoli dopo quasi ventiquattro ore dalla scossa più forte degli ultimi quarant’anni, di magnitudo 4.4, avvenuta all’1:25 del 13 marzo, in tanti hanno dormito un’altra notte fuori casa, perlopiù nelle auto, trascorrendo la sera alla ricerca di indicazioni, soprattutto dopo i primi sgomberi.

 

Le prime dieci famiglie sono state sfollate ieri sera, dopo le verifiche dei vigili del fuoco e della protezione civile e per chi non ha un posto alternativo, o non trova ospitalità presso parenti o amici, “non c’è nulla, nessuna indicazione nè da chi ha effettuato le verifiche ne’ dalla polizia municipale che presidia” lo stabile, dichiarato inagibile, per evitare che qualcuno entri. Dopo ripetute richieste, un poliziotto della municipale si informa e riferisce che “c’è una postazione dedicata al censimento degli sfollati presso l’ex base Nato”, ma chi è andato non l’ha trovata, e che il numero verde per le emergenze “non è stato ancora attivato”.

Non è chiaro neanche dove sia l’area di accoglienza attrezzata con letti. Lo stesso poliziotto municipale dice che “dovrebbe essercene una nei pressi dello stadio Maradona”, altri parlano di via Acate, dove è la Municipalità, “ma ci sono solo poche brandine”. Intanto l’attesa sotto i palazzi della parte del quartiere Bagnoli in cui si sono registrati danni più evidenti, è scandita dall’incertezza sulle condizioni degli appartamenti.

 

La signora Nunzia, paziente oncologica dice all’AGI di aver contattato il 115 da più di 12 ore. “Io l’ho detto che sono oncologica e non posso respirare la polvere. Perché a me il problema è al polmone. Io voglio sapere se la mia casa è agibile”. Enrico è uno degli sfollati, ha problemi cardiaci: “Non ci hanno dato nessun alloggio alternativo. Noi stiamo cercando di capire che cosa fare, perché perlomeno quello che si era detto a suo tempo, qualunque cosa dovesse succedere, ci sono degli alloggi. Dovrebbe esserci un’area di accoglienza, ma non so manco dove sta”.

 

L’abitazione di Enrico è all’ultimo piano dell’edificio sgomberato in via Morandi, “mia figlia stava dormendo, all’improvviso sono cadute delle pietre e la porta non si apriva perché era bloccata dalle pietre, abbiamo dovuto spingere, c’era una nuvola di polvere, stavamo male e siamo dovuti scappare”.

 

Abbiamo chiamato subito i vigili del fuoco poco dopo, lo abbiamo fatto ripetutamente anche contattando direttamente che stava spicconando in strada, dove sono caduti calcinacci, ma niente. Fino a stasera niente”. Risalendo a prendere delle cose, è stato evidente che era crollato il solaio tra l’abitazione e la terrazza di copertura. Si tratta di “un edificio che è stato manutenuto anche sotto il profilo strutturale – dice all’AGI sua figlia Francesca- il terremoto è stato ondulatorio e sussultorio, fortissimo. Ora non sappiamo cosa fare. Sono andata alla municipalità ma il presidente non c’era; ho telefonato, ma non mi ha risposto”. La gente in strada, indignata e preoccupata, spesso sottolinea, parlando delle istituzioni, “dicono che sono pronti, non è mai prevedibile ma si sa da tempo, hanno pianificato, ma ora che c’è l’emergenza dove sono?”.

 

All’ex base Nato, nel piazzale antistante l’ingresso ci sono decine di auto con famiglie accampate. La signora Tina cerca informazioni perché “nessuno ha detto niente”. La sua casa è risultata agibile ma vuole sapere “se succede qualcosa, invece di stare in mezzo alla strada, andiamo a dormire da qualche parte”. Intanto di tornare a casa non ci pensa proprio. “Siamo giù al palazzo, perché abbiamo paura. Se succede un’altra scossa forte, come facciamo? Ieri è stato un panico”.

 

Non rientrerà in casa neanche il signor Domenico, che abita a cavallo tra i quartieri Fuorigrotta e Bagnoli e ha deciso di andare all’area di attesa allestita dalla regione Campania nell’ex base Nato, “perché c’è paura di altre scosse”. “Ho delle lesioni in casa e sto aspettando se vengono a fare la verifica per capire se sono gravi. Dopo penso che andrò con mia moglie, che soffre di panico, a Milano, dove ci sono i nipotini”.

 

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