• 10 Marzo 2025 18:24

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Quando la musica cura. A Bari i ‘beep’ della terapia intensiva neonatale diventano una dolce melodia

Mar 10, 2025

AGI – C’è un momento in cui anche il dolore si trasforma in qualcosa di magico. Un momento in cui le sofferenze quotidiane, le battaglie di piccole creature che lottano per la vita, trovano una voce, una melodia, una sinfonia che racconta non solo la paura ma anche la fiducia nel domani. Ed è proprio in questo intreccio delicato che si realizza la straordinaria unione tra due mondi apparentemente lontani: quello della neonatologia e quello della musica. I medici si trovano quotidianamente a dover affrontare la sfida di curare neonati prematuri o con gravi patologie: una battaglia silenziosa, fatta di piccoli cuori che si sforzano di battere, di monitor che emettono suoni incessanti, segnali che possono sembrare minacciosi ma che sono, al contempo, il respiro stesso della vita.

In particolare, grazie alla dottoressa Raffaella Cavallone, neonatologa di Terapia Intensiva Neonatale presso l’ospedale “Di Venere” di Bari, quei “beep” che accompagnano la quotidianità in terapia intensiva, allarmi che costantemente misurano il confine tra la vita e la morte, sono diventati musica tra le mani del pianista e maestro Emanuele Arciuli. E non poteva essere diversamente con l’incontro d’amore di due anime: “La nostra corrispondenza privata, da compagni – racconta all’Agi la dottoressa Cavallone con un velo di emozione – è diventata motivo di ispirazione per Emanuele, che ha deciso di armonizzare quelli che per me sono allarmi e suoni quotidiani del mio lavoro, per unirlo al suo. Come se fosse un altro risvolto della sofferenza, per raccontare che dietro chi soffre c’è sempre una grande luce pronta a levarsi”.

 

 

La dolcezza dei tasti neri e bianchi del pianoforte, sfiorati dalle mani esperte di Arciuli, ha dato nuova vita ai suoni freddi e asettici degli strumenti di sorveglianza ospedalieri. La sua composizione musicale ha trasformato il rumore in armonia, l’urgenza in bellezza. Un gesto che va oltre la terapia medica e che abbraccia anche l’anima, offrendo serenità, conforto e un raggio di ottimismo. In questo periodo, la nomina del primario Michele Quercia ha portato nuova linfa vitale al reparto. La sua sensibilità nei confronti di questa straordinaria iniziativa artistica ha dato il via a una riflessione più profonda su come l’arte possa diventare uno strumento terapeutico, in grado di alleviare le tensioni e le paure che pervadono il reparto.

 

 

Come racconta il primario, l’arte ha il potere di trasformare il dolore in qualcosa di positivo: “In un ambiente come la terapia intensiva neonatale, dove la tensione e la paura sono costanti, dove il suono dei monitor fa da sottofondo al lavoro quotidiano di medici e infermieri – spiega all’Agi -, esiste la possibilità di trasformarlo in una risorsa: la musica”. Gli stessi allarmi, che nella quotidianità evocano un’alterazione dei parametri vitali, sono diventati suoni che non solo infondono serenità, ma rappresentano evocazione di vita.

La musica, infatti, è un linguaggio universale che parla direttamente all’anima. In grado di superare la barriera delle parole, essa esprime emozioni profonde, creando una connessione che coinvolge medici, infermieri, pazienti e familiari. Non è solo un sollievo per i piccoli pazienti, ma anche per i loro genitori, che trovano nella melodia un canale di espressione e conforto, un modo per affrontare l’ansia e la paura che li accompagnano in un momento tanto difficile.

“Studi scientifici hanno dimostrato che la musicoterapia nei neonati vulnerabili può regolare la frequenza cardiaca, migliorare il ritmo respiratorio e persino favorire l’aumento di peso”, spiega il medico. “Nella sinfonia che nasce tra il monitor e il pianoforte, ogni battito diventa parte di un progetto più grande: quello di una vita che lotta per affermarsi”. Il maestro Arciuli, con la sua arte, ha dato voce a quei “beep” dei dispositivi, rendendoli parte di una composizione che racconta non solo la forza dell’esistenza, ma anche la bellezza della rinascita.

L’incidenza dei neonati prematuri (nati prima delle 37 settimane di gestazione) in Italia oscilla tra il 7 ed il 10%, vuol dire circa 25 mila -30 mila nati all’anno. Nell’ultima decade, la gestione combinata ostetrico-neonatologica ha cambiato notevolmente l’incidenza dei parti pretermine e la sopravvivenza, specie delle più basse età gestazionali, ma soprattutto ha migliorato l’outcome dei neonati pretermine, ossia l’esito a distanza di disabilità neuromotorie, cognitive e comportamentali.

“Entrare in un reparto di terapia intensiva neonatale significa confrontarsi ogni giorno con il confine sottile tra fragilità e fiducia nel futuro – conclude Quercia -. I neonati prematuri o con gravi patologie sono esseri incredibilmente piccoli, ma con una forza straordinaria. Per me, essere qui significa avere il privilegio di accompagnarli, insieme alle loro famiglie, in un percorso che, grazie alla scienza e alla dedizione di tutto il personale, può portare a grandi vittorie”. E così, in questo angolo di speranza e lotta per la vita, la musica e la medicina si intrecciano, creando una sinfonia che, come un battito di cuore, ci ricorda che, anche nel momento più buio, una scintilla vitale può sempre risuonare con dolcezza e amore. 

 

 

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