Il futuro della Volkswagen Golf potrebbe spostarsi fuori dalla Germania. In un mercato sempre più globalizzato, dove le barriere territoriali si annullano, la Casa di Wolfsburg starebbe valutando una mossa storica. Fin dal debutto, il modello ha riservato grandi soddisfazioni in termini di vendite. Solida, come da tradizione tedesca, e funzionale, la vettura è diventata la punta di diamante della gamma, fungendo da traino per il marchio. Nulla dura, però, in eterno. E le attuali condizioni di mercato impongono provvedimenti.
Opera di ridimensionamento
Nelle ultime settimane, i funzionari del Costruttore hanno paventato un’opera di ridimensionamento. Le difficoltà economiche emerse fanno considerare la chiusura di ben tre fabbriche. Una situazione familiare anche in Italia, dove migliaia di lavoratori dell’indotto Stellantis rischiano il posto (o hanno rischiato, come nel caso del personale di Trasnova). Desta comunque scalpore vedere la Germania, tradizionale simbolo di solidità, alle prese con una crisi di questo calibro.
Lanciata per la prima volta negli anni Settanta, la Golf, via di mezzo tra innovazione e accessibilità, ha segnato il passaggio dall’era delle berline a trazione posteriore al dominio delle compatte a trazione anteriore. Con le sue generazioni successive, è riuscita a rimanere al passo con i tempi, evolvendosi sul fronte tecnologico e migliorando l’efficienza dei motori.
La recente GTE ibrida plug-in ha rappresentato un passo importante verso un futuro elettrificato, dimostrando come il modello continui a innovare. Tuttavia, le mutate logiche concorrenziali, inevitabilmente influenzate dall’ascesa delle rivali cinesi, spingono a riflettere. Agire rapidamente diventa essenziale per non essere schiacciati.
Stando alle indiscrezioni del quotidiano Handelsblatt, l’idea sarebbe di spostare la produzione della Golf in Messico, nello stabilimento di Puebla, uno dei principali siti produttivi esteri del gruppo. La scelta, dettata da ragioni economiche, garantirebbe un risparmio significativo su manodopera ed energia.
Inoltre, concentrare le risorse sulla transizione energetica consentirebbe a Volkswagen di posizionarsi meglio nel mercato dell’elettrico. Nei prossimi anni, ben prima del 2035 – data del bando UE sui veicoli a combustibili fossili – i principali player del settore mirano a rafforzare il proprio impegno verso la sostenibilità. Anche i consumatori, infatti, guardano con crescente attenzione all’impatto ambientale del comparto automotive.
Il Maggiolino farà scuola?
In questo contesto, avrebbe senso riconvertire lo stabilimento di Wolfsburg per produrre modelli basati sulla piattaforma elettrica MEB. L’esperienza non sarebbe nuova per Volkswagen: il trasferimento del leggendario Maggiolino in Messico è stato un precedente significativo, che potrebbe fare scuola.
Eppure, spostare la Golf – un simbolo dell’ingegneria tedesca – fuori dai confini nazionali potrebbe essere percepito come un declassamento. Né il pubblico né i sindacati accoglierebbero con entusiasmo una decisione simile, senza contare le possibili ricadute sull’immagine del marchio in termini di innovazione e sostenibilità.
Attualmente, Volkswagen è in alto mare nella ridefinizione del piano strategico. Le trattative con il sindacato IG Metall rallentano le operazioni, e risposte definitive arriveranno solo nelle prossime settimane. Una cosa è certa: la strada che verrà intrapresa non determinerà solo il futuro della Golf, ma riscriverà un capitolo cruciale nella storia del gruppo di Wolfsburg e nella sua visione del domani.