AGI – Si chiama Jamel D., è tunisino, ha 54 anni ed è la prima volta da 23, da quando vive in Italia, che non lavora perché è stato licenziato per il furto di una zeppola, non mangiata, da un bancale. Per lui si sono mobilitati Cisl e Cgil arrivando a scioperare nei giorni scorsi contro l’azienda di logistica di Forlì. “Ma io, come tutti i miei colleghi sanno, e lo hanno dichiarato al sindacato, non mangio mai dolci e le cose non sono andate come racconta la ditta”. Nemmeno il suo datore, del resto, gli ha contestato nella lettera di benservito di avere assaggiato la tipica delizia farcita con la crema e, nella sua versione più golosa, ornata da un’amarena.
Ecco il racconto all’AGI di quella giornata nelle parole del presunto ladro. “Erano le nove del mattino di due settimane fa, nei giorni precedenti era piovuto tanto, anche nel reparto dei freschi e dei latticini. Mi avevano chiamato con l’incarico di fare le pulizie. Eravamo in una decina, mi hanno messo in mano lo spruzzino e ci siamo messi a pulire”. È il momento in cui Jamel vede sul bancale, tra i ‘resi’, cioè le merci che non saranno più vendute, una scatola. “Era aperta e dentro c’erano alcune zeppole rovinate, una o due erano ancora buone. Ho appoggiato una mano sul cartone mentre sistemavo le cose e pensavo se la scatola fosse da gettare via o dovesse restare lì. In quel momento uno dei responsabili si è avvicinato dicendo: ‘Cosa fai? Cosa fai? Se non fossi arrivato io te la saresti mangiata’. Ma io non avevo nessuna intenzione di farlo, tutti sanno che non mangio dolci.’ Anche al bar prendo solo il caffè e non li accetto mai quando me li vogliono offrire”, spiega.
Da quando gli è arrivata la comunicazione di licenziamento, Jamel D. spiega di non riuscire a dormire la notte. “Continuo a pensare all’ingiustizia. Ho una moglie e un figlio e ho sempre lavorato”. Matteo Fabbri, il sindacalista della Cisl che sta seguendo il caso, ritiene che battersi per lui sia una questione di principio: “Qualcuno ha fatto notare che questo lavoratore ha dei precedenti a livello disciplinare ma non significa niente. In uno Stato di diritto non devi essere punito per l’intenzione, qui parliamo di un furto che non c’è stato. L’azienda dice di avere altre prove contro di lui ma nella lettera di licenziamento non sono state riportate e, quindi, è come se non esistessero. Ora Jamel si affiderà a un avvocato del lavoro per chiedere a un giudice di considerare illegittimo il licenziamento”.