In una sua decisione datata 27 marzo 2024 e a seguito di una richiesta in tal senso proveniente dallo stesso produttore, la Commissione europea ha revocato l’autorizzazione a immettere in commercio il vaccino di AstraZeneca contro Sars-CoV-2, con effetto a partire dal 7 maggio. La cosa è avvenuta quasi in contemporanea con una deposizione nei tribunali britannici, in una delle tante controversie legali in cui l’azienda è stata trascinata, nella quale si è ripetuto ciò che da anni è noto e dichiarato da tutti – che il vaccino in questione, cioè, in rarissime occasioni può dar luogo a reazioni avverse di natura trombotica, le quali sono più frequenti in donne giovani rispetto ad altre fasce di popolazione. L’occasione era troppo ghiotta perché i titolisti se la facessero sfuggire, e come al solito il perverso meccanismo del clickbaiting ha dato origine a titoli quali quello di Repubblica: “Covid, AstraZeneca ritira il suo vaccino dopo le ammissioni sugli effetti collaterali”, che sfruttano il ben noto bias cognitivo per il quale una correlazione temporale viene scambiata per una relazione di causa-effetto.
Di fronte a una simile irresponsabilità delle maggiori testate nazionali, che pure non possono essere tacciate di antivaccinismo, non vi è certo da meravigliarsi per le fiammate della stampa più propriamente no-vax e degli ambienti social da costoro alimentati e frequentati: la “prova” della propria ragione è finalmente disponibile, innegabile, nero su bianco. In realtà, l’unica prova che si ottiene nello scorrere tali dichiarazioni e sproloqui è quella di un secondo bias, dopo quello sfruttato criminalmente dai titolisti: il bias di conferma, uno dei meccanismi più potenti all’opera nel cervello umano, in grado di offuscare completamente il pensiero anche di persone per altro verso razionali. E così, per l’ennesima volta, siamo qui a dover inseguire le bellicose dichiarazioni di chi, tanto più è nel torto, tanto più fortemente proclama la propria ragione, per una comprensibile voglia di rivalsa sociale e umana che, sfortunatamente, rende impossibile ogni discussione.
Per tutti coloro che hanno voglia di capire cosa sia successo, proviamo a mettere insieme qualche elemento di chiarezza. Innanzitutto, una considerazione fondamentale: come dichiarato ad AdnKronos da Marco Cavaleri, responsabile Rischi sanitari e strategie vaccinali all’Agenzia europea del farmaco (EMA) che presiede anche la task force Emergenze (ETF) europea, il ritiro volontario del vaccino da parte di AstraZeneca segue la raccomandazione dell’ETF del 16 febbraio 2024 per l’aggiornamento dei vaccini, visto che l’ennesima nuova variante è ormai fuori portata per tutti quelli usati finora, essendo sostanzialmente immunoevasiva anche nel caso di persone con immunità pregressa contro Omicron (da vaccino o da infezione). Già contro la variante Omicron, distante progenitore di quelle attualmente più diffuse (JN-1 e seguenti), il prodotto di AstraZeneca poteva essere usato al massimo come booster dopo la vaccinazione a RNA; ora, tuttavia, non ci si attende nessuna efficacia per qualcosa sviluppato contro il ceppo originale Wuhan, e dunque certamente non avrebbe senso mantenere tale vaccino sul mercato.
Dunque, l’attuale prodotto di AstraZeneca è ormai obsoleto; nonostante la sua importanza fondamentale nel contenimento soprattutto della prima fase della pandemia, e ancor più per paesi con risorse limitate visto il suo costo minore (che per esempio ha portato l’India alla produzione di una versione di quel vaccino in loco, usata abbondantemente), è ora di dirgli addio – cosa che avverrà naturalmente per una serie di altri prodotti, e non solo per questo, come ancora Cavaleri ha dichiarato riferendosi al fatto che tutti i vaccini monovalenti contro il ceppo Wuhan saranno probabilmente ritirati. È esattamente quanto già successo in passato anche per i vaccini a RNA, quando la loro formulazione è stata cambiata per rispondere alle nuove varianti e i prodotti originali sono stati abbandonati; con l’aggiunta che, anche in quell’occasione, gli oppositori alla vaccinazione cercarono di imputare il cambiamento di vaccino ai troppi effetti collaterali delle versioni precedenti.
Perché AstraZeneca semplicemente ritira il proprio prodotto, invece di presentarne una nuova versione? Perché, nonostante abbia salvato moltissime vite nella prima fase della pandemia, e nonostante il fatto che probabilmente in paesi come l’Australia si sono avuti centinaia di morti in più dell’atteso a causa del rifiuto di quel prodotto per attendere i vaccini a RNA, tutti i vaccini contro SARS-CoV-2 non basati su RNA, si tratti del vaccino J&J, di Sputnik o di AstraZeneca, sono stati messi all’angolo dalla nuova piattaforma vaccinale, che ha dimostrato in generale maggior efficacia, maggiore versatilità e un’alta sicurezza. Il futuro è arrivato, e, come avviene in occasione di una transizione importante, abbiamo una tecnologia che ha superato le precedenti; persino il costo molto inferiore del prodotto di AstraZeneca non è stato sufficiente a mantenere prospettive di mercato sufficienti, di fronte all’innovazione.
Gli effetti collaterali di quel vaccino sono quelli noti dal 2021, e non vi è nulla di sostanzialmente nuovo; soprattutto, in nessun punto dei documenti EMA o di quelli di AstraZeneca si evidenzia alcun nesso tra quegli effetti collaterali, la cui incidenza era così scarsa da rendere favorevole il rapporto rischio/beneficio quando il vaccino era efficace, e il suo attuale ritiro dal mercato. Ma i titolisti hanno bisogno di attirare lettori, e gli antivaccinisti di sentirsi riconosciute come giuste le fregnacce che sostengono; e dunque non resta che denunciare la scorrettezza dei primi, e lasciare gli altri alle loro farneticazioni.