• 23 Novembre 2024 20:15

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L’inflazione negli Usa sale a marzo, Fed sarà cauta 

Apr 27, 2024

AGI – L’inflazione è rimbalzata a marzo negli Stati Uniti, secondo l’indice Pce, favorito dalla banca centrale statunitense e pubblicato pochi giorni prima della sua prossima riunione, che dovrebbe incoraggiarla a rimanere cauta prima di iniziare a ridurre i tassi. L’inflazione ha registrato un’accelerazione al 2,7% su base annua a marzo, dal 2,5% di febbraio, secondo l’indice Pce reso noto dal Dipartimento del Commercio. Gli analisti si aspettavano un dato più modesto al 2,6%. Sul mese, invece, l’inflazione è rimasta stabile, come previsto, allo 0,3%.

 

Anche la cosiddetta inflazione di fondo (‘corè), che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, è rimasta stabile allo 0,3% su base congiunturale e al 2,8% su base tendenziale, oltre le stime che puntavano su +2,7%. I redditi delle famiglie hanno registrato a marzo una crescita maggiore rispetto a febbraio, con un aumento dello 0,5% rispetto allo 0,3%. Ma l’aumento della spesa è rimasto invariato, con un +0,8% sul mese. Questi dati segnalano “che l’economia continua a espandersi e che l’inflazione è elevata”, ha commentato Rubeela Farooqi, capo economista di High Frequency Economics.

 

L’indice di inflazione Pce è l’indicatore che la Federal Reserve punta a far scendere al 2%. Questo rimbalzo dovrebbe incoraggiare la Fed a essere paziente e a mantenere i tassi all’attuale livello del 5,25-5,50%, il più alto da oltre 20 anni, “più a lungo”, per evitare di vedere i prezzi salire di nuovo, aggiunge l’economista. 

Anche un’altra misura dell’inflazione, l’indice Cpi, su cui sono indicizzate le pensioni negli Stati Uniti, ha continuato ad accelerare il mese scorso, raggiungendo il 3,5% su base annua.

 

Questo ha portato il presidente della Fed Jerome Powell ad avvertire che probabilmente ci vorrà “più tempo del previsto” per avere fiducia in un ritorno sostenibile dell’inflazione all’obiettivo del 2%. I mercati, che solo poche settimane fa contavano su un primo taglio dei tassi a giugno, ora lo attendono a settembre o addirittura a novembre, secondo le stime del Cme Group. Tanto più che il mercato del lavoro rimane vivace e il tasso di disoccupazione molto basso, pari al 3,8% a marzo. La Fed si riunisce martedì e mercoledì, e gli analisti saranno attenti a qualsiasi indicazione sulle sue intenzioni.

 

Un dato, tuttavia, ha dimostrato giovedì che gli sforzi della Fed per ridurre l’inflazione non sono vani: la crescita economica del primo trimestre, che ha subito un forte rallentamento. Con un tasso annualizzato dell’1,6%, rispetto al 3,4% del quarto trimestre 2023, il Pil è sceso al livello più basso da quasi due anni, dopo un 2023 che aveva superato ogni aspettativa. Questo potrebbe contribuire a far pendere la bilancia della Fed nella direzione opposta, convincendola a non aspettare troppo prima di iniziare a ridurre i tassi. Perchè se agisce troppo tardi, l’economia e quindi l’occupazione potrebbero risentirne. 

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