• 23 Novembre 2024 5:02

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In un anno soccorsi da Emergency 1219 naufraghi

Mar 20, 2024

AGI – Nel primo anno di attività, la nave di Emergency Life Support ha soccorso 1.219 naufraghi: 846 uomini, 101 donne di cui 7 in stato di gravidanza, 216 minori non accompagnati e 56 minori accompagnati. I nuclei familiari sono stati 43. Sono i dati raccolti da Emergency in un bilancio del suo primo anno di attività con la sua nave contenuti nel report ‘Non restare a guardare. Un anno di soccorsi in mare della Life Support’.

 

Le persone soccorse provenivano da Bangladesh (148), Siria (142), Costa d’Avorio (106), Egitto (106), Pakistan (96), Eritrea (59), Guinea Conakry (59), Etiopia (55), Mali (56), Senegal (55), Sudan (52), Camerun (49), Gambia (48), Nigeria (36), Somalia (29), Tunisia (27), Guinea Bissau (23), Libia (18), Benin (10), Ciad (9), Sierra Leone (8), Sud Sudan (5), Burkina Faso (5), Marocco (4), Palestina (4), Congo (4), Mauritania (3), Liberia (2) e Algeria (1).

 

Tra questi, diversi sono i Paesi colpiti da conflitti come il Sudan e la Siria e da instabilità e crisi economiche come la Libia, la Sierra Leone, l’Egitto e la Tunisia. Oltre a Paesi che negli ultimi mesi hanno vissuto forti instabilità come il Sud Sudan e il Ciad. Le persone soccorse dalla Life Support hanno raccontato ai mediatori culturali di avere subito abusi, torture e gravi violazioni dei loro diritti, di essere state vittime di estorsioni e sfruttamento. “In Libia non ci sono diritti per i migranti, possono ucciderti per strada e a nessuno importa. Ma anche in Tunisia c’è molto razzismo contro i neri. A Sfax attaccano spesso noi africani subsahariani” è la testimonianza di un ragazzo di 24 anni soccorso dalla Life Support”.

 

“Sono andata via da sola dal mio Paese, il Camerun. Sono arrivata in Tunisia passando per il deserto dell’Algeria. Durante il viaggio sono stata violentata dagli uomini che avevo pagato per portarmi in Tunisia. Succede a moltissime donne – è il racconto di una ragazza di 28 anni -.

 

In Tunisia ho raccolto i soldi per il viaggio in mare. In quei mesi non sono mai potuta andare da un dottore perché’ ero senza documenti. Solo una volta salita sulla Life Support, ho potuto fare un test di gravidanza. In quel momento ho scoperto di essere incinta di tre mesi.”

 

Dal dicembre 2022 al dicembre 2023, la Life Support ha portato a termine 24 operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, la rotta migratoria più pericolosa al mondo, percorrendo quasi 40.000 km per 105 giorni in totale. Per raggiungere i porti lontani la Life Support ha percorso in media 630 miglia nautiche, impiegando 3,5 giorni di navigazione a missione. Per questi giorni di navigazione non necessari Emergency ha dovuto sostenere una spesa di 938.248 euro.

 

“La presenza in mare ci ha permesso di vedere in modo diretto gli effetti che le politiche migratorie hanno avuto sulle attività delle Ong che si occupano di ricerca e soccorso. Il loro operato continua a essere criminalizzato e ostacolato. – commenta Carlo Maisano, coordinatore della Life Support – Il decreto Piantedosi, insieme all’assegnazione del porto lontano e alle detenzioni amministrative, ha sottratto tempo prezioso al soccorso e alla tutela della vita di chi è in mare.”

 

Progetto fortemente voluto da Gino Strada, la Life Support fa parte della “flotta civile” e riporta il diritto alla vita al centro del dibattito sulla migrazione. Nel 2023 la Life Support non ha ricevuto fermi amministrativi ma per effetto del cosiddetto decreto Piantedosi, successivamente convertito in legge, sono state disposte 14 detenzioni amministrative che hanno colpito gli assetti di altre Ong. Il decreto Piantedosi ha avuto un impatto fortemente negativo per le persone che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo e per le attività delle Ong. Tra gli effetti, c’è stata la quasi impossibilità di effettuare soccorsi multipli perché viene richiesto che le navi raggiungano il porto di sbarco assegnato dalle autorità senza ritardo.

 

Da dicembre 2022 a fronte di 10 soccorsi multipli coordinati dalle autorità italiane, 42 segnalazioni di casi di distress notificati dalla Life Support dopo la sua prima operazione di salvataggio hanno ricevuto una risposta negativa o nessuna risposta dal Centro di coordinamento italiano dopo l’assegnazione di un porto di sbarco.

 

Emergency ha anche osservato come nel Mediterraneo centrale continuino i casi di omissione di soccorso. Per esempio, le autorità di Malta non rispondono alle segnalazioni di distress via e-mail o al telefono e “istruiscono navi mercantili per monitorare e, in rari casi, soccorrere le imbarcazioni in pericolo”. Il team della Life Support è composto da un totale di 28 persone di cui 9 marittimi, 17 persone dello staff Emergency e 2 posti a disposizione per eventuali necessità a bordo. Il gruppo sanitario è formato da 2 infermieri e 1 medico ed è affiancato da 2 mediatori culturali. La squadra ha esperienza in contesti umanitari e sanitari complessi. In 15 missioni, nell’ambulatorio della Life Support sono stati visitati 112 pazienti tra cui 32 donne e 20 minori di 18 anni. Le principali cause di accesso all’ambulatorio sono state le ustioni seguite da traumi, malattie infettive, patologie della pelle e necessità ginecologiche e ostetriche. 

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