AGI – Negli ultimi due anni le domande di ingresso per lavoro inoltrate sono più del triplo rispetto alle quote fissate. Migliaia di persone non entrano in Italia dopo aver ottenuto il visto. E solo il 30% delle domande esaminate, ottenuto il nulla osta, sono giunte a conclusione con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno.
Sono questi i principali dati del dossier “La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi” della campagna Ero Straniero, presentati al Senato da Giulia Gori (Fcei), Giulia Capitani (Oxfam), Fabrizio Coresi (ActionAid) e Francesco Mason (Asgi), per la campagna Ero straniero, con le testimonianze di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Laura Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina.
La campagna ‘Ero straniero’ ha deciso di monitorare e verificare l’efficacia del sistema dei decreti flussi per l’ingresso di lavoratori e lavoratrici dall’estero – unica procedura prevista per aziende e famiglie che vogliano assumere personale straniero – anche alla luce degli interventi normativi recenti, che vengono valutati dalla campagna sulla base di numeri reali. Sono gli anni 2022 e parte del 2023 a essere esaminati, a partire dai dati ottenuti attraverso una serie di accessi agli atti al ministero dell’interno. Le evidenze sono disponibili e scaricabili sul sito della campagna.
Cosa accade davvero dopo i click day?
Il dossier ‘Ero straniero’ scrive in una nota: la procedura prevede che il datore di lavoro la cui domanda è rientrata nelle quote, riceva dallo sportello unico immigrazione della prefettura il nulla osta al lavoro e all’ingresso in Italia della persona che vuole assumere. Segue il rilascio del visto da parte del consolato italiano nel paese di origine. Una volta ottenuto il visto, lavoratrici e lavoratori possono fare ingresso in Italia: entro 8 giorni dall’ingresso devono poi recarsi in prefettura insieme ai datori di lavoro per stipulare il contratto di soggiorno e chiedere il rilascio del permesso di soggiorno.
Il primo punto da segnalare è che, rispetto alle domande inoltrate, nel corso del 2022 e del 2023, i nulla osta rilasciati sono inferiori ai posti disponibili: un numero consistente di domande non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta. Si tratta di migliaia di posti di lavoro che vanno perduti.
Una volta ottenuti il nulla osta e il visto, poi, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia. Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto. Lo stesso vale per le domande del 2023: fino ad agosto scorso, su 65.662 nulla osta rilasciati, 19.082 persone non risultano essere arrivate in Italia.
Ma ciò che desta maggiore preoccupazione tra i promotori dell’indagine è che, complessivamente, il rapporto tra le quote stabilite e i contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti è molto basso per i due anni: infatti, il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale (solo 12.708 contratti di soggiorno sottoscritti a fronte di 42.000 ingressi stabiliti dalle quote) e del 26% per il canale non stagionale (solo 5.243 contratti su 20.000 quote). Ciò vuol dire che solo un terzo di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e avere i documenti, mentre la maggior parte, impiegata dalle aziende col solo nulla osta, una volta terminato tale impiego, è destinata a scivolare in una una condizione di irregolarità e quindi di estrema ricattabilità e precarietà.
Rispetto alla distribuzione territoriale di quote, nulla osta rilasciati e contratti sottoscritti, si segnala una differenza nell’andamento a livello regionale e una maggiore efficacia della procedura nelle province del nord. Nel settentrione il 30% dei nulla osta è trasformato in contratti di soggiorno. Seguono il centro con il 17% e il sud solamente con poco più del 12%.
Dai dati analizzati, dunque, emerge che il sistema del decreto flussi è inefficace, finisce per determinare nuova precarietà sociale e irregolarità e va superato. Questo è, da sempre, l’obiettivo della campagna ‘Ero straniero’: andare oltre un meccanismo di ingresso per lavoro rigido e difficilmente accessibile attraverso l’introduzione di canali diversificati, flessibili, in grado di far incontrare domanda e offerta. Fondamentale, poi, un altro tassello: per chi è già in Italia e ha un rapporto di lavoro informale perchè senza documenti, va introdotta la possibilità di firmare un contratto e di mettersi in regola in qualsiasi momento, senza dover aspettare l’ennesima sanatoria.
“Bene che il settore domestico, escluso da 11 anni, sia finalmente rientrato nei decreti flussi. Ora, però, è necessario allargare le quote, che sono insufficienti a soddisfare il fabbisogno delle famiglie, e superare l’iniquo meccanismo del click day, ripensando tutto il sistema di ingresso”, dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.
Queste le proposte della campagna ‘Ero Straniero’ a governo e Parlamento: L’introduzione di percorsi di ingresso diversificati e flessibili: un meccanismo di assunzione diretta extra-quote (domanda presentata dal datore di lavoro, in qualsiasi momento, senza il limite delle quote e dei settori); l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor” (persona singola o enti di intermediazione che presentano la richiesta di visto per l’ingresso di lavoratore/lavoratrice); l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata direttamente da lavoratore/lavoratrice a fronte di garanzie economiche. L’introduzione di due meccanismi di regolarizzazione su base individuale: regolarizzazione attraverso un contratto di lavoro; regolarizzazione per radicamento sociale.