AGI – Il Ponte che dovrebbe unire la Sicilia alla Calabria riesce, per il momento, a dividere il centrodestra, che per una giornata ha visto Forza Italia e Lega litigare sulle somme che le Regioni direttamente interessate sono chiamate a impegnare. “Che ci sia una compartecipazione seppur minima di Sicilia e Calabria mi sembra assolutamente ragionevole. Se a ora ci mettono il 10 per cento e lo Stato ci metterà quasi il 90 per cento mi sembra giusto”, aveva detto Matteo Salvini in mattinata, sottolineando che la compartecipazione “è stata condivisa con i presidenti” delle due Regioni.
Prima che intervenisse direttamente il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, a smentire il titolare delle Infrastrutture sul termine “condiviso”, ci aveva pensato Tommaso Calderone, di Forza Italia, presidente della Commissione bicamerale Insularità a sottolineare come sia “inammissibile che venga posta a carico della Sicilia una ulteriore parte della somma necessaria per costruire il ponte sullo Stretto”.
“Nella legge di Bilancio, leggo – ha proseguito Calderone – si intendono utilizzare una rilevantissima parte di fondi destinati alla Sicilia per altre opere, per il Ponte. Si parla di un miliardo e sette. È inaccettabile. Si dovrebbe pensare, per principio costituzionale, a eliminare gli svantaggi derivanti dalla condizione di Insularità e invece si agisce al contrario”.
“Quella di Tommaso Calderone – ha ribattuto il senatore siciliano Nino Germanà, vicepresidente del gruppo Lega e segretario in commissione Trasporti a Palazzo Madama – è un’affermazione che ci stupisce: una reazione del genere potremmo aspettarcela da certa sinistra che è contro lo sviluppo delle nostre terre, non certo da parlamentari del partito di Berlusconi. L’auspicio è che Tajani prenda le distanze da tali surreali dichiarazioni. È incredibile la critica sulla destinazione dei fondi di sviluppo e coesione al Ponte sullo Stretto indicata come sottrazione di risorse a Sicilia e Calabria come se Messina e Villa San Giovanni fossero in altre regioni. Inoltre, come più volte ribadito, nessun euro dei fondi Pnrr, Sie, Fsc e altri piani complementari (per un totale di 309 miliardi di euro) andrà perso. Questo risultato si ottiene posizionando i progetti piu’ avanzati sul Pnrr e quelli da realizzare su altri fondi, senza eliminare nessuna opera”.
È arrivata poi la nota secca di Schifani: “La decisione governativa per cui la quota di compartecipazione della Regione Siciliana debba essere di 1,3 miliardi di euro non è mai stata condivisa dall’esecutivo regionale“. “Il governo regionale della Sicilia – si legge – ha sempre espresso totale disponibilità verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera che considera strategica, e per questo la giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, dandone tempestiva comunicazione al ministro Salvini con una nota del 18 ottobre. L’auspicio della Presidenza della Regione è che il ministro Salvini si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere importanti investimenti per lo sviluppo dell’Isola”.
L’opposizione si è detta “stupefatta”
“Il nuovo emendamento del ministro Salvini che impegna 1.6 miliardi per l’ipotesi Ponte prelevati da Fsc a carico della Sicilia – ha detto il vicepresidente dei senatori del Pd Antonio Nicita – non è stato concordato con la Regione Sicilia e viene quindi da essa smentito. Dal momento che, secondo l’emendamento, l’impiego di quei fondi, che necessitano peraltro di progetto esecutivo, derivano da accordo con la Regione Sicilia e la Regione Calabria se ne deve dedurre che l’emendamento è già decaduto. Continua l’incredibile deposito di emendamenti governativi e dei relatori del tutto privi di basi giuridiche. Il Governo stralci la norma Ponte a quando avrà trovato tutte le risorse anche per le prescrizioni e ai costi aggiornati e destini ad altre urgenze le risorse pubbliche dei siciliani e dei calabresi”.
Per il M5S, quello di Salvini è un “ennesimo scippo alla Sicilia”, mentre Italia Viva accusa sia Schifani sia il leader di una “lite che si risolve in un enorme danno per i siciliani”. Più Europa afferma: “Si vuol procedere saccheggiando il Fondo Sviluppo e Coesione, distraendo cioè risorse al reale sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno”. In serata un’ermetica nota del Ministero delle Infrastrutture si limita a tentare di rassicurare: “Il dossier-Ponte sullo Stretto prosegue come da programma. C’e’ la totale copertura economica e la giusta partecipazione finanziaria delle Regioni. L’obiettivo è rispettare i tempi, iniziando i lavori nel 2024, per offrire a tutti gli italiani un’opera attesa da decenni”.