• 25 Novembre 2024 14:42

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MotoGP, rimonte, scintille e conferme: il 2023 in pillole

Nov 28, 2023

Valencia è stato l’atto finale della MotoGP di questo 2023: una stagione incredibile, decisa all’ultima gara e ricca di spettacolo, in pista e non solo. Tanti i temi, a partire dalla lotta mondiale tra Francesco Bagnaia e Jorge Martín, assoluti protagonisti nella seconda metà dell’anno: una sfida avvincente, che ha tenuto tutti col fiato sospeso fino alla fine, quando ad avere la meglio è stato ancora una volta ‘Pecco’, rinconfermatosi così Campione del Mondo della classe regina. 

Una stagione che ha visto l’introduzione anche di diverse novità. La principale è senza dubbio quella delle Sprint Race: un format innovativo, in parte ripreso dalla Formula 1, che se da un lato ha indubbiamente favorito lo spettacolo, dall’altro ha portato con sé anche strascichi polemici non indifferenti. Da evidenziare anche la nuova normativa relativa alla pressione minima delle gomme, introdotta a Campionato in corso con l’obiettivo di migliorare la sicurezza: una regola mal digerita, soprattutto dai piloti, che ha fatto parecchio discutere. 

Infine, il 2023 ha visto parecchi movimenti anche lato box, con il mercato piloti che è stato particolarmente caldo e pieno colpi di scena: dalla “bomba” di Marc Marquez in Gresini a Franco Morbidelli in Pramac, passando i cambi di sella di Luca Marini, Johann Zarco, Alex Rins e Fabio Di Giannantonio, anche nel paddock non è mancato lo spettacolo.  

Bagnaia vs Martín: una sfida tutta Ducati  

Parlando di momenti avvincenti di questo 2023, non si può che partire dalla corsa a due per il titolo iridato tra Francesco Bagnaia e Jorge Martín, assoluti mattatori della stagione. Una sfida che si è accesa soprattutto nella seconda metà dell’anno, con lo spagnolo capace di ricucire il distacco da ‘Pecco’ e bravo a tenere aperto il Mondiale fino all’ultima gara.   

Come sappiamo, a trionfare è stato Bagnai, che si è così riconfermato Campione del Mondo a un anno di distanza dal primo titolo in top class. Due titoli consecutivi rappresentano una vera impresa: per dare l’idea, finora solamente Valentino Rossi e Marc Marquez erano riusciti a riconfermarsi nell’attuale MotoGP. Un accostamento importante, che pone ‘Pecco’ di diritto nella storia di questo sport e lo rende uno dei piloti più importanti della sua generazione. 

Onore anche a Martín, che alla sua terza stagione in top class ha finalmente trovato la giusta maturità per lottare per il titolo. Oltre che esplosivo, lo spagnolo in questo 2023 è stato senza dubbio anche più consistente, in particolar modo nelle Sprint Race, di cui è un autentico specialista grazie alle 9 vittorie e ai 5 podi conquistati. Tuttavia, a ‘Martinator’ è mancata un po’ di costanza nella prima metà di Campionato, nella quale ha fatto fatica a ingranare e trovare la quadra; a ciò si aggiungono i due errori in Indonesia e Australia, tanto clamorosi quanto fatali nella corsa al titolo. 

Infine, applausi anche a Ducati, ancora una volta regina tra i costruttori: un’eccellenza italiana da celebrare e festeggiare, senza se e senza ma. Un progetto vincente, che ha in Gigi Dall’Igna la figura chiave, capace di spostare l’asticella più in alto stagione dopo stagione. Unico neo: il mancato titolo di miglior team alla squadra Factory, andato a Prima Pramac, che rappresenta comunque una “mezza” vittoria comunque, considerato che è anch’esso motorizzato Ducati. 

Sprint Race e gomme: spettacolo e polemiche

Il 2023 si è aperto con una grandissima novità per la classe MotoGP, quella delle Sprint Race, presenti in ogni Gran Premio della stagione: una gara “breve”, da disputarsi sulla metà dei giri previsti per la corsa domenicale. Un format nuovo, ispirato a quello già visto in Formula 1, che ha stravolto completamente il programma dei weekend: per far spazio alle Sprint al sabato pomeriggio, è stata infatti tolta una sessione di prove libere [quella del sabato mattina, ndr], obbligando di fatto i piloti a spingere al massimo già dal venerdì per fare il tempo necessario per accedere direttamente al Q2. A ciò si aggiunge l’ulteriore sforzo fisico a cui sono stati costretti i piloti, impegnati nel doppio delle gare in un solo anno [da 20 a 40, ndr]. 

Uno stress psicofisico non indifferente che, sommato al fitto calendario, ha avuto un impatto concreto e (purtroppo) negativo sulla griglia di partenza, mai al completo ad eccezione della Sprint Race di Portimão, la prima dell’anno. Da lì in poi, si è sempre registrata almeno un’assenza per infortunio tra i piloti. Un dato preoccupante, su cui gli organizzatori dovrebbero riflettere: mai come quest’anno si sono verificati così tanti incidenti con infortuni più o meno gravi [si pensi al volo pauroso di Pol Espargarò in Portogallo, ndr], una condizione inaccettabile per il massimo Campionato motociclistico. 

Come se non bastasse, a metà stagione è arrivata un’altra novità in termini di regolamento: l’introduzione di un valore minimo per la pressione degli pneumatici durante le gare sotto il quale non poter scendere, pena sanzione [la cui gravità varia ed è proporzionale a seconda della reiterazione dell’infrazione, ndr]. Una norma, sulla carta introdotta per aumentare la sicurezza in pista, accolta subito male dai piloti, che non hanno gradito un cambio così importante nel regolamento a Campionato in corso. A ciò si aggiunge la poca affidabilità dimostrata da Michelin, fornitore unico degli pneumatici in MotoGP: più piloti, in diverse occasioni, si sono lamentati delle prestazioni delle gomme [uno su tutti Martín in Qatar, ndr], evidenziando problemi di fabbricazione che hanno pesamente condizionato le prestazioni in gara.        

Il mercato piloti: colpi di scena e annunci last-minute    

Allo spettacolo in pista, si è poi aggiunto quello nel paddock: la cosiddetta silly season [termine inglese per indicare la “stagione” del mercato piloti, tra rumors e notizie affidabili, ndr] ha aggiunto un bel po’ di pepe a una stagione già di per sé ricca di colpi di scena. 

Parlando di mercato piloti, non si può non partire da quello che è stato il passaggio clou di questo 2023: l’addio di Marc Marquez a Honda per passare a Gresini, una mossa che ha dato il via a un lungo valzer di selle, conclusosi solamente nel lunedì di test di Valencia. 

Non sono mancate, però, anche altre sorprese. Nelle caotiche settimane tra il GP di San Marino e l’inizio del filotto asiatico, infatti, diversi annunci hanno movimentato i box della MotoGP: da Franco Morbidelli in Pramac ad Alex Rins in Yamaha, passando per Johann Zarco nel team Honda LCR, le caselle vuote si sono pian piano andate a riempire. Gli ultimi a trovare una collocazione per il 2024, in ordine cronologico, sono stati Luca Marini e Fabio Di Giannantonio, approdati rispettivamente in Honda HRC e VR46.

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