AGI – Tracce del principio del veleno per topi, il Bromadiolone, nel sangue di Giulia Tramontano e nei capelli del feto di sette mesi che portava in grembo. È quanto ha accertato l’autopsia della 27enne, uccisa lo scorso 27 maggio dal compagno Alessandro Impagnatiello nel loro appartamento in via Novella a Senago (Milano).
La relazione conclusiva con l’esito degli esami è stata depositata alla Procura e notificata alla difesa di Impagnatiello e al legale che assiste i familiari di Giulia. Dalle analisi non è stato però possibile rilevare se la somministrazione sia avvenuta per un periodo più ampio di tempo con piccole dosi o in un’unica volta con un elevato quantitativo.
I carabinieri della squadra omicidi del nucleo investigativo di Milano e la pm Alessia Menegazzo, titolare dell’inchiesta per omicidio pluriaggravato, propendono per la prima ipotesi. È emerso che ai primi di gennaio Impagnatiello avesse fatto delle ricerche in internet sugli effetti e i dosaggi del topicida per uccidere una persona.
Morta dissanguata dopo l’ultima coltellata
Giulia Tramontano è morta dissanguata per le 37 coltellate inferte dal compagno, ha stabilito ancora l’autopsia. “C’e’ la massima infiltrazione emorragica delle ferite di significato certamente vitale”, hanno scritto i medici legali nella relazione depositata alla Procura. Una definizione scientifica che significa che la ragazza è deceduta solo dopo aver ricevuto l’ultima delle 37 coltellate.
Impagnatiello l’ha colpita con un coltello preso dalla cucina sul viso, nell’area del collo e del torace. L’esame del corpo della ragazza non ha evidenziato nessuna lesione sulle mani e gli avambracci compatibili con un tentativo di reazione. La causa della morte di Thiago è stata direttamente conseguenza della morte della madre.