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Google contro la bad advertising: nel 2016 rimossi 1,7 miliardi di annunci – PubblicitaItalia

Gen 26, 2017

Nel corso del 2016 Google ha rimosso 1,7 miliardi di annunci che violava le policy dell’azienda: 68 milioni di annunci di farmaci non approvati; 80 milioni di annunci allarmisti con scopo truffa; 5 milioni di annunci relativi a payday loans; 112 milioni di annunci ‘trick to click’; e infine sospeso oltre 1.300 account per attività di tabloid cloaking.

“L’anno scorso abbiamo fatto due cose fondamentali per rimuovere gli annunci ingannevoli o pericolosi – dichiara Scott Spencer, Director of Product Management, Sustainable Ads, Google -. Per prima cosa abbiamo esteso le nostre policy per proteggere meglio gli utenti da offerte fuorvianti o predatorie. Per esempio, a luglio abbiamo introdotto una norma per escludere le pubblicità sui payday loans, un tipo di prestiti a breve termine che spesso si trasforma in un debito insolvibile per gli alti tassi d’interesse. Nei sei mesi dall’attivazione di questa policy abbiamo disattivato oltre 5 milioni di questi annunci. In secondo luogo abbiamo rafforzato le nostre tecnologie così da poter individuare e rimuovere gli annunci pericolosi ancora più velocemente. Per esempio, gli annunci ‘trick to click’ sono quegli annunci che spesso compaiono come avvertimenti del sistema operativo, per indurre gli utenti a cliccarci sopra così da scaricare un software dannoso o un malware. Nel 2016 i nostri sistemi hanno individuato e rimosso un totale di 112 milioni di annunci ‘trick to click’, 6 volte di più rispetto al 2015”.

Google continua a investire risorse per ottimizzare la propria piattaforma di web advertising attraverso continui upgrade di algoritmi per fornire all’utente la migliore esperienza di navigazione in modo da guidarlo correttamente nel complesso e delicato processo decisionale di acquisto. Nel 2016 Big G ha più che raddoppiato la quantità di annunci disabilitati rispetto a quelli rimossi nel 2015 (oltre 780 milioni di inserzioni).

“Nel 2016 abbiamo anche visto l’aumento del tabloid cloaking, un nuovo tipo di annuncio ingannevole che cerca di aggirare il sistema spacciandosi per una notizia – continua Scott Spencer -. Queste attività fanno spesso leva su temi di attualità, come un’elezione, una notizia recente o un personaggio celebre – e gli annunci possono assumere l’aspetto di titoli di un sito di notizie. Ma quando le persone cliccano per leggere, per esempio, una storia su Ellen DeGeners e gli alieni vengono indirizzati a un sito che vende prodotti per la perdita di peso e non a un articolo. Per contrastare il cloaking, blocchiamo gli stessi inserzionisti e impediamo loro di pubblicare altri annunci sulle nostre piattaforme. Nel 2016 abbiamo sospeso oltre 1.300 account per attività di tabloid cloaking. Purtroppo questi annunci hanno spesso successo perché attraggono molti click, per cui un numero limitato di truffatori può generare una grande quantità di pubblicità ingannevoli: nel corso di un singolo intervento a dicembre 2016, abbiamo bloccato 22 inserzionisti per cloaking, responsabili per un traffico di oltre 20 milioni di visualizzazioni in una sola settimana”.

Una volta rilevata un’attività che viola la policy di Google, l’annuncio o l’inserzionista viene bloccato.

“Ma a volte è necessario sospendere anche il sito promosso nell’annuncio ossia il sito che le persone vedono dopo avere cliccato – precisa Spencer -. Così, per esempio, mentre abbiamo disabilitato oltre 5 milioni di annunci sul payday loan lo scorso anno, siamo anche intervenuti su 8.000 siti che promuovevano il payday loan”.

Nel 2016 Google è intervenuto su 47.000 siti che presentavano contenuti e prodotti legati a truffe sulla perdita di peso; su oltre 15.000 siti per via di software indesiderato e disabilitato 900.000 annunci che contenevano malware. Inoltre Google ha sospeso circa 6.000 siti e 6.000 account che tentavano di pubblicizzare merce contraffatta, come per esempio imitazioni di orologi di design. Le policy rigorose di Google non risparmiano i publisher e i proprietari di siti web che usano AdSense per monetizzare sui loro siti e sui loro contenuti grazie alla pubblicità.

“Quando un publisher viola le nostre policy, possiamo interrompere la distribuzione pubblicitaria sul suo sito, o perfino chiudere il loro account – continua Scott Spencer -. Da molto tempo è in vigore una serie di policy che proibiscono ai publisher di AdSense di pubblicare annunci su siti che aiutano a ingannare gli altri, come siti che vendono falsi diplomi o esami copiati. A novembre, abbiamo esteso queste policy, introducendo una nuova policy AdSense sui contenuti ingannevoli, che ci aiuta a intervenire contro i proprietari di siti che nascondono informazioni sul proprio conto e ingannano le persone con i loro contenuti. Da novembre a dicembre dello scorso anno, abbiamo controllato 550 siti sospettati di ingannare gli utenti, compresi alcuni che impersonavano siti di notizie. Siamo intervenuti su 340 per violazione delle nostre policy e circa 200 publisher sono stati espulsi definitivamente dal nostro network”.

Oltre a tutto questo, Google supporta gli sforzi sinergici del settore, come la Coalition for Better Ads per proteggere le persone da esperienze pubblicitarie negative sul web.

“Quest’anno abbiamo rimosso un numero di annunci ingannevoli o pericolosi superiore a qualunque risultato precedente, ma la battaglia è ancora lunga – conclude il Director of Product Management, Sustainable Ads, Google -. Mentre noi investiamo per migliorare i controlli, i truffatori investono in sistemi più elaborati per cercare di aggirare i nostri sistemi. Il nostro impegno per individuarli e contrastarli è essenziale per proteggere le persone online e assicurare a tutti la migliore esperienza del web aperto”.

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